Nel registro iscritti Stefàno, don Gerardo e un poliziotto in servizio alla Digos.
TARANTO - Sono almeno cinque, oltre a quelle indicate nelle ordinanze di custodia cautelare eseguite ieri, le persone indagate nell'inchiesta sull'Ilva di Taranto. Lo si è appreso da fonti giudiziarie. Tra queste ci sono don Marco Gerardo, il segretario dell'ex arcivescovo di Taranto monsignor Benigno Luigi Papa, il sindaco di Taranto Ippazio Stefano e un poliziotto. Si tratta di Cataldo De Michele, ispettore in servizio alla Digos della questura di Taranto. L'ipotesi di reato sarebbe rivelazione di segreti d'ufficio.
LE ACCUSE - Il sacerdote è accusato di false dichiarazioni al pubblico ministero in relazione ad una presunta tangente di 10mila euro che l'ex responsabile dei rapporti istituzionali dell'Ilva Girolamo Archinà, arrestato ieri, avrebbe consegnato al consulente del Tribunale nonché ex preside del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti per addomesticare una perizia sulle fonti di inquinamento. Archinà aveva riferito agli inquirenti che quella somma, prelevata da cassa aziendale, non era destinata a Liberti ma si trattava di una elargizione alla curia tarantina. Il sindaco di Taranto è indagato per omissioni in atti d'ufficio in relazione alle prescrizioni a tutela dell'ambiente cittadino. La sua iscrizione nel registro degli indagati sarebbe un atto dovuto derivante da una denuncia di un consigliere comunale, Filippo Condemi.
LE RESPONSABILITA' - Nell'ordinanza firmata ieri dal gip Patrizia Todisco si fa riferimento a un centinaio di conversazioni telefoniche tra il poliziotto e l'ex dirigente dell'Ilva Girolamo Archinà nelle quali quest'ultimo sarebbe stato informato dall'ispettore di manifestazioni sindacali e di ambientalisti critiche nei confronti dell'Ilva. In particolare si cita un episodio del 7 giugno 2010 quando il poliziotto avrebbe riferito ad Archinà di un incontro che il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, aveva avuto in questura con il direttore dell'Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per chiedergli una relazione sulle emissioni di benzoapirene da parte dell'Ilva.
IL SINDACO DI TARANTO - «In merito ai contenuti di alcune intercettazioni telefoniche a mio carico, riportate per stralcio dagli organi di stampa e dalle quali si dedurrebbero miei presunti morbidi comportamenti nei confronti dell'Ilva, voglio solo ricordare che l'unico vero atto di denuncia contro l'Ilva nei cinquant'anni della sua permanenza sul territorio tarantino porta la mia firma». Lo sottolinea il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, dopo aver appreso di essere indagato nell'inchiesta. «Il mio esposto indirizzato alla Procura della Repubblica di Taranto - aggiunge il primo cittadino - è datato 24 maggio 2010 e, quindi, in tempi assolutamente non sospetti e certamente antecedenti alle date delle conversazioni telefoniche intercettate. La riservatezza dei contenuti, puntuali e competenti, dell'esposto, come è giusto sia, non consente ai più di conoscere fino in fondo la dura presa di posizione del sindaco di Taranto nei confronti di Ilva e della grande industria a tutela della salute dei tarantini». Stefano fa presente che «il sindaco è il rappresentante della città e dei suoi concittadini, può e deve dialogare con tutte le componenti del territorio, anche nel caso di divergenze di posizioni se non proprio di conflittualità». Gli atti intrapresi, puntualizza il primo cittadino, «parlano di me come portatore degli interessi della città. In questo senso - aggiunge - sono una tangibile dimostrazione le diverse ordinanze sindacali emesse e non solo queste, visto e considerato che grazie alla mia personale perseveranza l'Ilva di Taranto è stata indotta a corrispondere al Comune di Taranto l'imposta Ici nella corretta misura e la medesima imposta per le aree fabbricabili in precedenza mai pagata».
LA CURIA - Apprendiamo dalla stampa che il reverendo don Marco Gerardo, di questa diocesi di Taranto, sia indagato nell'inchiesta sull'Ilva. La notizia ci stupisce perché non è giunta alcuna notifica o avviso di garanzia da parte della procura nei confronti del suddetto sacerdote». Lo sottolinea in una nota don Emanuele Ferro, portavoce dell'Arcidiocesi di Taranto in relazione al coinvolgimento nell'indagine della magistratura del sacerdote. «Continuiamo ad avere piena fiducia nella Giustizia, desiderando - conclude Ferro - che sia fatta chiarezza nelle sedi opportune».
IL DIRETTORE ILVA INDAGATO - «Io ho la certezza di essere a posto con la legge e con la mia coscienza. E per questo continuerò ad essere con orgoglio e senso di responsabilità direttore di questo stabilimento e uno dei 12.000 lavoratori dell'Ilva di Taranto». Lo sottolinea il direttore dello stabilimento Ilva di Taranto Adolfo Buffo, indagato dalla procura di Taranto. Col presidente Ilva, Bruno Ferrante, Buffo ha ricevuto un'informazione di garanzia per 'inosservanza di precedenti disposizioni della magistratura. «Da più di 25 anni - osserva Buffo - sono uno dei 12.000 lavoratori dell'Ilva di Taranto e da pochi mesi il direttore dello stabilimento e delle aree a caldo di questo impianto, quest'ultimo incarico per nomina dei custodi giudiziari. Mi sono sempre assunto le mie responsabilità - aggiunge - e intendo continuare a farlo, rimanendo al mio posto». In tutti questi mesi, sostiene Buffo, «ogni giorno, ho scritto ai custodi quello che stiamo facendo per dare seguito alle richieste del Tribunale di Taranto, e prima ancora dell'Aia. Ieri mi è arrivato un avviso di garanzia in cui tutto questo lavoro, documentato e relazionato fin nei minimi dettagli, viene semplicemente ignorato».
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