ROMA – “Non esistono date per la fine del mondo, perché l’apocalisse di cui parla la Bibbia è una chiave di lettura della parola di Dio“.
Papa Benedetto XVI nell’Angelus del 18 novembre spiega ai fedeli raccolti in Vaticano come la Chiesa veda l’apocalisse. Non quella annunciata dal calendario Maya con tanto di data 21 dicembre 2012.
La fine del mondo, quella di cui parlava Gesù, era una “chiave di lettura essenziale” del destino dell’umanità.
Ratzinger ha poi sottolineato che Gesù non era un “veggente” e che parlando di fine del mondo non ha mai menzionato date.
L’espressione “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”, spiega Benedetto XVI, “non descrive la fine del mondo, e quando usa immagini apocalittiche, non si comporta come un veggente”.
Il Papa ha poi aggiunto:
“Al contrario, – ha proseguito Benedetto XVI dopo aver ricordato che Gesù non è un veggente.
Egli vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale, e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna.
Tutto passa, ma la Parola di Dio non muta, e di fronte ad essa ciascuno di noi è responsabile del proprio comportamento. In base a questo saremo giudicati”.
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