Alzi la mano chi nella propria esistenza, non abbia mai messo piede all’interno di una struttura sanitaria italiana.
Tutti, chi più e chi meno, abbiamo avuto incontri ravvicinati del terzo tipo con ospedali, cliniche, RSA, ambulatori.
Alzi la mano ora, chi è al corrente del fatto che la Sanità in Italia, è pressoché in mano alla Chiesa. Credo pochi.
Perché tutt’oggi, quando si parla di Sanità Italiana, in special modo se si pensa alla cosiddetta “sanità pubblica” si ha l’immediata convinzione che essa sia “pubblica” in quanto gestita totalmente dallo Stato.
Nulla di più sbagliato.
Buona parte delle strutture sanitarie italiane sono, di fatto, gestite dalla Chiesa.
Che detiene in questo settore la condizione di leader indiscusso.
La Chiesa è leader – insospettabilmente per molti - anche in altri settori, quali ad esempio quello immobiliare, dell’educazione privata ma anche nel settore turistico, con migliaia di strutture da anni organizzate per accogliere ogni anno milioni di turisti “pellegrini” in viaggio per il mondo e che sostanzialmente, per varie ragioni, preferiscono pernottare in convento piuttosto che in Hotel laici. Ma è un discorso a parte.
Tornando alla sanità italiana, i numeri parlano chiaro.
La Chiesa, controlla e gestisce attualmente in Italia circa 15.000 strutture sanitarie suddivise fra quelle dedicate all’assistenza sanitaria, quelle prettamente di assistenza socio assistenziale e residenziale, ed altre socio non residenziali raggruppate e controllate dalla ARIS, Associazione Religiosa Istituti Socio Sanitari.
Il sistema è molto complesso, poiché i numeri ufficiali parlano di 10 Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, 20 Ospedali classificati 5 Presidi, 50 Case di cura, 124 Centri di riabilitazione, 17 Residenze sanitarie assistenziali ed ex-istituti psichiatrici e 28 Enti confederati.
Ma sono solo i numeri delle strutture gestite direttamente dalla Chiesa e rappresentano quindi i dati ufficiali.
Per giungere al vero volume del business socio sanitario in mano all’organizzazione ecclesiale, bisognerebbe riuscire a fare l’inventario di tutte le strutture controllate – direttamente ed indirettamente anche tramite l’Opus Dei o Comunione e Liberazione.
Come si può immaginare, nessuno mai ha fatto trapelare dati certi in questo senso. Ci mancherebbe…
Ora – nei soliti triti e ritriti “tempi di crisi” – persino la Chiesa lamenta di tagli e spending review che ricadono direttamente sulla tenuta dell’organizzazione socio sanitaria.
Ciò che all’atto pratico il cittadino comune vede – in effetti – è la minaccia di chiusura di ospedali, reparti e strutture di vario tipo, che fa gridare allo scandalo cagionando, oltre ad un vasto dissenso popolare, una nuova tragedia nella tragedia che diviene doppia, se si pensa che, l’eventuale chiusura di strutture sanitarie quali ad esempio l’Ospedale San Carlo di Nancy di Roma, ricade a mannaia su due fronti.
Uno, quello dei cittadini degenti, che si ritroverebbero con sempre meno strutture di eccellenza pronte ad accoglierli e curarli.
L’altro fronte: quello dei dipendenti di suddette strutture ormai allo stremo poiché in molti casi, continuano ad operare quotidianamente pur non percependo stipendio.
Ma la realtà dei fatti, in special modo in seno alla questione Sanità in crisi/gestione della Sanità da parte della Chiesa, il rischio chiusura non è esattamente riconducibile ai tagli – seppur essi incidono, pur se in maniera ridotta rispetto alle strutture sanitarie laiche – ma alle cattive gestioni e a volte, anche a collusioni con le cosche malavitose che mettono le mani ovunque vi sia copiosa circolazione di somme, preferibilmente di denaro pubblico.
Non possiamo dimenticare anche, casi come quelli del deceduto Don Verzè, che attraverso la sua “creatura” - il San Raffaele di Milano - ha gestito, oltre ad un potere che non dovrebbe nel cuore dei cristiani migliori mai albergare nelle mani di un uomo di Chiesa, miliardi e vita da nababbo.
Per lui e la sua personalissima cricca.
Chiesa, denaro, ambizioni, potere, sanità, stato sociale. Accettare che questi siano gli elementi di uno stesso cocktail fa capire bene come, nel nome della Santa Madre Chiesa, si giochi la strategia al ribasso di tutti quegli elementi che parlano di sostegno, cura, benessere, assistenza sociale che – è davanti agli occhi di tutti – è passata negli anni dalle mani di uno Stato forse maggiormente benevolo con i suoi cittadini di quanto stia mostrando di essere la Chiesa che oggi gestisce oltre il 50% - in pratica – non solo della sanità ma anche di quell’ormai defunto Welfare di cui nessuno ha né traccia né memoria.
Di conseguenza, possiamo dire che lo Stato ha spostato nelle mani della Chiesa il business multimiliardario della Sanità e del Welfare, mettendo in crisi comunque il sistema di accesso per i cittadini che spesso non possono accedere ad esempio a molte strutture “clerichezzate” a causa degli alti costi mensili richiesti ai degenti.
Ne sono un esempio le tante strutture sanitarie assistenziali per anziani che in molti casi pesano sulle famiglie migliaia di euro ogni santo mese, è il caso di dirlo.
Altro elemento su cui riflettere: nel momento in cui una struttura sanitaria gestita economicamente dalla Chiesa rischia di chiudere per bilanci passivi di centinaia di milioni, e dal momento che queste passività non sono date dalla crisi quanto dalla cattiva gestione del denaro.
Si ricordi ad esempio, che nel caso più recente, quello dell’Ospedale San Carlo di Nancy di Roma, si parla di 600mln di euro di “buco” causato dal fatto che i soldi ottenuti dalla Regione Lazio, invece di essere utilizzati per il mantenimento della struttura, sono stati utilizzati per scopi impropri.
Da qui l’abbinamento giornalistico dell’Ospedale “bancomat”.
Denaro preso a piene mani per utilizzi impropri, ci ritroviamo con una situazione davvero paradossale: lo Stato ha spostato la gestione socio sanitaria alla Chiesa che, invece di sviluppare il settore a vantaggio degli utenti, ha dato il colpo finale spaccando ancora in mille pezzi ciò che era già stato distrutto precedentemente alle “conversioni” strategiche delle strutture. E per conversione qui, non parlo certo di anime.
Che dire? Il cittadino comune, fra Stato e Chiesa, rischia di passare dalla classica padella alla brace.
Rimanendo in ogni caso solo ed esclusivamente vittima, di un sistema che, da qualsiasi lato lo si guardi, è fatto solo di corruzione e denaro pubblico usato per scopi certamente poco nobili.
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