Don Cannizzaro, cerimoniere del Duomo, imputato di falsa testimonianza in un processo di mafia, travolto dalla pubblicazione di alcune intercettazioni, attacca tutti perchè sono stati resi pubblici colloqui irrilevanti su di lui, inventando che su di lui si vorrebbe colpire l'intera comunità diocesana (corrotta e malata).
«Basta, mi dimetto». Sono da poco passate le 11.45 alla parrocchia Sant’Elia Profeta di Condera, la celebrazione della messa domenicale si avvia a conclusione, con i fedeli che attendono solo la benedizione da parte del loro parroco.
Don Nuccio Cannizzaro, però, spiazza tutti e visibilmente commosso pronuncia quelle parole che nessuno dei suoi parrocchiani vorrebbe mai sentire: «Lascio tutti i miei incarichi, sono stanco dei continui attacchi da parte di chi colpisce me per colpire tutta l’autorità ecclesiastica della nostra città. A questo gioco al massacro dico basta. Ho già presentato le mie dimissioni al vescovo, al quale chiedo, per il bene che voglio a questa comunità, di provvedere sin da subito affinché venga garantito il corretto svolgimento delle celebrazioni natalizie».
A stento trattiene le lacrime don Nuccio, mentre la gente si guarda in faccia incredula.
Alla fine della celebrazione la sacrestia è presa d’assalto dai parrocchiani che si stringono attorno al loro parroco piangendo e implorandolo a ritirare le dimissioni. Niente da fare, la decisione è irrevocabile!
Cosi la gente che frequenta la chiesa dimostra ancora una volta il propprio donchisciottismo nei confronti di un personaggio colluso con ambienti criminali della zona e che è stato intercettato in momenti dove esterna dei contenuti molto gravi su cui la magistratura dovrà indagare.
Definiamo questo evento lo specchio catto-morale che la chiesa di cui la chiesa è pienamente devastata.
Un prete, cerimoniere dell'arcivescovo e cappellano dei Vigili Urbani della città di Reggio Calabria, ha favorito con false testimonianze la copertura di alcuni soggetti più che equivochi, questo
è di per se un fatto gravissimo, che colpisce anche le istituzione in cui il parroco era infiltrato, ovvero nella sede della Polizia Municpale di Reggio Calabria, qua viene meno la laicità dello
stato e di una città collusa con la massoneria.
Inoltre uno dei dieci comandamenti della dottrina cattolica vieta la falsa testimonianza, ma si sa, in termini legali questo poco conta, per fortuna.
Don Nuccio è conosciuto da tutti come un prete non "all'antica", come dicono in città alcuni conoscenti e frequentatori della chiesa, nonostante le sue intercettazione imbrazzanti hanno fatto
clamore già mesi fa, decidendo in maniera tardiva di lasciare il proprio incarico non ha fatto altro che aggravare la propria figura oltre che di personaggio anche di persona umana e ha
continuato a coadiuvare con l'arcivescovo Mondello che mai in tutto questo tempo ha preso una posizione decisa sui fatti, farebbe riflettere molto anche questo, farebbe pensare che Mondello sà
ancora molto più di don Nuccio.
Luciano Surace
Presidente UAER
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