Quanto emerso nel corso dell'udienza di ieri del processo che tra gli altri vede imputato per favoreggiamento anche il parroco di Condera, Nuccio Cannizzaro, costituisce la descrizione di un vero e proprio sistema. Al momento nulla di penalmente rilevante ma certamente un quadro a tinte fosche che da dei rapporti del sacerdote una idea poco. Era al centro di «un sistema di potere parallelo». Una rete, l’ha definita il pm Stefano Musolino, fatta di «relazioni istituzionali e non solo, di ordini, associazioni, gruppi più o meno coperti per fare pressione». L’immagine di Nuccio Cannizzaro, venuta fuori all’udienza del processo “Raccordo-Sistema”, non è quella di un timorato di dio di periferia. Il parroco di Condera, forse grazie al ruolo di cappellano della Polizia municipale e di cerimoniere del vescovo, è parso più come una sorta di fulcro attorno a cui ruotavano mille interessi. Nessuna notizia penalmente rilevante, sia inteso. Ma in aula viene fuori un quadro a tinte fosche. All’inizio della deposizioni in aula del maresciallo dei carabinieri Lucio Tagliamonte, il legale di Nuccio Cannizzaro, l’avvocato Giacomo Iaria, ha tentato di opporsi agli argomenti portati in aula dall’accusa. Ricevendo prima una stilettata da parte del pm Stefano Musolino che ha ricordato come «sia stata la difesa ad introdurre il tema della personalità di Nuccio» e poi una bacchettata dal presidente della corte Andrea Esposito:
«Opposizione respinta, avrà modo di dire la sua nel controesame se lo riterrà e comunque il tribunale è interessato a sapere».
Così il maresciallo è andato avanti secondo le indicazioni dell’accusa, che ha costruito l’intera udienza facendo leggere le sintesi delle intercettazioni al carabiniere che le aveva ascoltate. Fino a far venire fuori discorsi di «fratelli», di «Gran Maestri», di «ordini cavallereschi» e di «templari» di cui il parroco faceva parte. Ci sta, perché per usare le parole di Nuccio «sono tutte persone serie», anche se «il vescovo che è bigotto queste cose non le vuole e dice che al Vaticano non piacciono». In questo contesto sono presenti tutta una serie di telefonate in cui si organizzano incontri, cene, presentazioni e “affiliazioni”. Una vera e propria rete. Ma non l’unica nella disponibilità del pastore di Condera. Don Nuccio è uomo di mondo, «parla con Bova e Strangio per quella pratica...perchè per gli amici così si fa...». Telefona all’onorevole Gigi Meduri per lamentarsi «di quel nome che non è stato inserito nell’elenco». E riceve le telefonate del consigliere comunale Dominique Surace (attualmente in manette) che nel 2007 lo ringrazia per l’elezione a Palazzo San Giorgio e gli assicura che si farà in quattro con il consigliere Pasquale Morisani per sostenerlo. E poi ci sono le raccomandazioni per una Tac, quelle per assumere un ragazzo all’Oasi «perché a quel ragazzo il vescovo ci tiene». Per tornare agli incontri organizzati con «il Gran maestro». Ma la specialità di Nuccio sembrano essere le forze dell’ordine e i magistrati. E il pezzo forte sono le cene e i pranzi a cui prendono parte, sempre secondo quanto riferito in aula, i vertici della Direzione Marittima, il colonnello della Guardia di Finanza Francesco Gazzani, il comandante dei carabinieri dell’epoca, e il comandante provinciale del corpo forestale dello Stato Ciancia e lo stesso vescovo dell’epoca. Uno per cui Nuccio Cannizzaro sembra essersi speso molto è un altro colonnello della Guardia di Finanza, ossia Agatino Sarra Fiore (poi finito sotto processo).
Giuseppe Baldessarro
Il Quotidiano della Calabria
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