Il 6 Gennaio è il giorno della memoria delle 'streghe' bruciate sui roghi cristiani.
Bryan Levack (storico americano) ha stimato un minimo di 60.000 esecuzioni; altri storici parlano di oltre un milione portando ben a compimento.
Esodo 22:18: “Non permetterai ad una strega di vivere.”
La Befana appartiene alle figure folkloristiche, dispensatrici di doni, legate alle festività natalizie.
Il termine "befana" inteso come "fantoccio esposto la notte dell'epifania" fu già usato nel XIV secolo, poi da Francesco Berni nel 1535, da Agnolo Firenzuola una prima volta nel 1541.
L'origine di questa figura va probabilmente connessa a tradizioni agrarie pagane relative all'anno trascorso, ormai pronto per rinascere come anno nuovo.
Difatti rappresenta la conclusione delle festività natalizie come interregno tra la fine dell'anno solare (solstizio invernale, Sol Invictus) e l'inizio dell'anno lunare.
Anticamente la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura.
I Romani credevano che in queste dodici notti, figure femminili volassero sui campi appena seminati per propiziare i raccolti futuri.
A guidarle secondo alcuni era Diana, dea lunare legata alla vegetazione, secondo altri una divinità minore chiamata Satia (sazietà) o Abundia (abbondanza).
La chiesa condannò con estremo rigore tali credenze, definendole frutto di influenze sataniche.
Queste sovrapposizioni diedero origine a molte personificazioni che sfociarono nel Medioevo nella nostra Befana, il cui aspetto, benché benevolo, è chiaramente imparentato con la personificazione della strega.
L'aspetto da vecchia sarebbe dunque una raffigurazione dell'anno vecchio: una volta davvero concluso, lo si può bruciare così come accadeva in molti paesi europei, dove esisteva la tradizione di bruciare fantocci, con indosso abiti logori, all'inizio dell'anno (vedi ad esempio la Giubiana e il Panevin o Pignarûl, Casera, Seima o Brusa la vecia, il Falò del vecchione che si svolge a Bologna a capodanno, oppure il rogo della Veggia Pasquetta che ogni anno il 6 gennaio apre il carnevale a Varallo in Piemonte).
In molte parti d'Italia l'uso di bruciare o di segare un fantoccio a forma di vecchia (in questo caso pieno di dolciumi), rientra invece tra i riti di fine Quaresima.
In quest'ottica l'uso dei doni assumerebbe un valore propiziatorio per l'anno nuovo.
Un'ipotesi suggestiva è quella che collega la Befana con una festa romana, che si svolgeva all'inizio dell'anno in onore di Giano e di Strenia (da cui deriva il termine "strenna") e durante la quale si scambiavano regali.
La Befana si richiama pure ad alcune figure della mitologia germanica, Holda e Berchta, sempre come personificazione della natura invernale.
Secondo una versione "cristianizzata", i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una signora anziana.
Malgrado le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli.
In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci.
Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo gesù.
Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.
Nel 1928 il regime fascista introdusse la festività della Befana fascista (ovvero Natale del Duce, nelle zone dove i regali erano solitamente distribuiti non già il 6 gennaio, ma il 25 dicembre).
Si trattava di celebrazioni in occasione delle quali venivano distribuiti regali ai bambini delle classi meno abbienti.
Dopo la caduta di Mussolini, la Befana fascista continuò ad essere celebrata nella Repubblica Sociale Italiana.
Non in tutti i paesi cristiani il 6 gennaio è riconosciuto come festività anche agli effetti civili.
Oltre che in Italia (salvo che nel periodo 1978 / 1985), lo è
in Austria, Croazia, Finlandia, in alcuni Länder della Germania, in Grecia, in Slovacchia, in Spagna, in Svezia, in alcuni cantoni della Svizzera, nella Repubblica Dominicana, in Polonia e nel territorio americano di Porto Rico.
Lo sapevate che:
Con legge 5 marzo 1977, n. 54, cessarono di essere considerate festive in Italia, agli effetti civili, oltre al giorno dell'epifania: il giorno di san Giuseppe (19 marzo), il giorno dell'ascensione (40 gg. dopo la pasqua), il giorno del corpus domini (il primo giovedì successivo alla domenica di pentecoste), il giorno dei santi apostoli Pietro e Paolo (29 giugno) e furono spostate rispettivamente alla prima domenica di giugno ed alla prima di novembre le celebrazioni della Festa della Repubblica (giorno 2 giugno) e dell'Unità Nazionale (ex Festa della Vittoria della prima guerra mondiale, 4 novembre).
Otto anni dopo, con il D.P.R. 792/1985, veniva ripristinata, sempre agli effetti civili, la festività dell'epifania e, limitatamente al Comune di Roma, quella dei SS.AA. Pietro e Paolo.
Dal 2001 ridivenne festivo anche il giorno 2 giugno, al quale fu riportata la celebrazione della Festa della Repubblica (legge 336/2000).
Accade oggi:
6 gennaio 1768 – Il Papa Clemente XIII pubblica la Lettera Enciclica Summa quae, sul contrasto tra Chiesa e mondo, esortazione alla fortezza per i vescovi.
Luciano Surace
Presidente UAER
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