Nessuno di noi ha scelto di venire al mondo, siamo nati per caso, senza volerlo, senza poter decidere tante cose che forse avremmo voluto cambiare, la nostra possibilità di scelta è assai limitata.
Anche per questo, l'uomo ha creato le divinità per spiegare gli eventi naturali, dare un senso alla propria vita e ambire all'immortalità.
Creando dio, l'uomo ha dimostrato una grande arroganza, in quanto non esiste niente di più arrogante del considerarasi figli di un dio, soprattutto se questo essere viene usato per spiegare che
il mondo è stato creato per un gesto di amore nei nostri confronti e che la nostra vita non finirà mai, al contrario di quella degli altri animali, ma evidentemente all'uomo non importa se i cani
o le formiche possono vivere in eterno, l'importante è che sia lui a poterlo fare.
Albert Camus, esponente dell'esistenzialismo ateo, nel suo saggio "Il Mito di Sisifo" parla di due tipi di suicidio: quello fisico che tutti conoscono e quello intellettuale, filosofico.
Il suicidio filosofico si ha quando l'uomo abbandona il pensiero critico e razionale per lasciarsi trascinare dalla credenza in dio, arrivando ad accettare in modo del tutto irrazionale
l'esistenza di una Verità Assoluta e facendosi condizionare da essa per tutta la durata della propria vita.
Questo tipo di suicidio è peggiore di quello fisico, in quanto consiste nel vivere senza la Libertà di Pensiero, l'unica cosa davvero importante per dare un senso autentico alla nostra vita, per
fare delle scelte con consapevolezza invece di credere alla divinità più famosa presente nel luogo nel quale si nasce per caso.
Quasi tutti i cristiani diventano tali solo perché nascono per puro caso in una famiglia cristiana, nascendo in una famiglia musulmana o induista avrebbero creduto in allah e nei Veda piuttosto
che in gesù e nella bibbia, senza contare che il cristiano medio conosce a stento la propria religione, non legge la bibbia e se ne frega di rispettare le regole imposte dal suo stesso dio, come
ad esempio il non fare sesso prematrimoniale.
Del resto, questa mancanza di seguire le regole è del tutto comprensibile, in quanto, come spiegato prima, quasi tutti i cristiani non sono diventati tali per una scelta consapevole fatta dopo un
percorso interiore, ma lo sono diventati per una casualità geografica, culturale e temporale.
Ed ecco che abbiamo il suicidio del pensiero: credere in una divinità e seguire una religione in modo acritico, come se fosse una tradizione da rispettare solo perché le persone attorno a noi la
seguono e senza fare una scelta davvero consapevole con la propria testa.
La vita è una, per cui se non volete suicidarvi fate in modo che la vostra esistenza si basi sulle vostre scelte individuali.
Abbiate il coraggio di usare la vostra stessa intelligenza come dicevano gli illuministi, solo in questo modo potrete dire a voi stessi di essere vivi, poiché non esiste solo il suicidio fisico,
ma anche quello filosofico e, purtroppo, molti di voi si sono già suicidati da molto tempo senza nemmeno accorgersene.
“Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della
filosofia”.
(Albert Camus, Il mito di Sisifo)
Scrittore e Blogger UAER
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Gianfranco (martedì, 18 gennaio 2022 02:33)
Sì Isabella, è il contrario ma io, ad esempio mi trovo meglio con Camus....il quale però non ha detto che la scelta di fede si fa per Caso"...ha detto che non c'è scelta perché la divinità è quella della cultura familiare e del territorio, quasi sempre.