Intervista a Frédéric Lenoir, sociologo e ricercatore dell’ EHESS, direttore di “Le Monde des religions”.
Viene premiato con il prestigioso “C. A. Jemolo” all’Università di Torino e tiene una lectio sul tema “La religion
dans un monde malade”.
Lo abbiamo incontrato per conoscere il suo pensiero sul rapporto tra pensiero religiosa e interpretazione laica della realtà .
Qual è lo stato di salute della laicità?
La laicità, intesa come separazione della sfera politica dalla sfera religiosa, è un elemento fondamentale della modernità occidentale che oggi tende a internazionalizzarsi in virtù della
rivendicazione degli individui alla propria libertà di coscienza, di religione di espressione in altre parti del mondo.
A tal proposito è possibile distinguere, oltre le differenze formali (separazione totale come in Francia, regime concordatario come in Italia, religione di Stato come in Gran Bretagna), due grandi modelli di laicità: un modello, perfettamente rappresentato dalla Francia, di una separazione che confina la religione alla sfera privata e un altro modello che legittima l'espressione religiosa all'interno della sfera pubblica: il caso Stati Uniti.
Questo secondo modello riguarda nazioni la cui identità collettiva resta profondamente legata a una religione.
È a questo tipo di laicità, in cui la religione dominante continua a essere il contrassegno identitario collettivo, verso cui sembrano orientarsi i paesi arabi teatro di rivoluzioni democratiche.
Si nota, per contro, che sono sempre più numerosi i paesi europei decristianizzati, Spagna, Germania o i Paesi Bassi, che si avvicinano al modello francese e in cui le rivendicazioni di religioni
che reclamano maggiore visibilità o influenza sono osteggiate da gran parte della popolazione.
Dall’ età della secolarizzazione alla desecolarizzazione: come convivono libertà religiosa e difesa della laicità
Non credo alla teoria della "desecolarizzazione" in Occidente secondo cui la religione tornerebbe ad applicare le proprie norme collettive all'intera società.
Ciò cui si assiste da circa trent'anni è piuttosto un ritorno spirituale in società moderne che sono sempre più secolarizzate.
Le libertà individuali non smettono di progredire e l'incapacità delle chiese, nonostante tutti i loro sforzi, di opporsi alla banalizzazione delle relazioni sessuali fuori dal matrimonio e alla contraccezione, al divorzio, alla legalizzazione dell'aborto, e adesso al matrimonio omosessuale, mostra chiaramente l'impossibilità attuale della religione di influire sull'evoluzione dei costumi e sulle leggi civili nel mondo occidentale.
Questo processo di secolarizzazione, che mi pare ineluttabile, è accompagnato, nello stesso tempo, da un certo ritorno alla religione per ragioni di natura spirituale, in un mondo percepito come
eccessivamente materialista o di fronte a una globalizzazione troppo rapida e a una mescolanza culturale che spaventa, o ancora di fronte alla perdita dei punti di riferimento morali.
L’opposizione all'ampliamento di determinati diritti individuali ha raccolto adesioni oltre la sfera religiosa, come accaduto il 13 gennaio a Parigi
La prospettiva del matrimonio come diritto di tutti ha, in effetti, sollevato, in Francia, una protesta molto accesa, che proveniva soprattutto dalle diverse famiglie religiose.
La società francese è divisa in due su questa questione e il successo della recente manifestazione contro i matrimoni gay l'ha reso bene evidente.
Se si osserva la realtà più in profondità, sono soprattutto le questioni dell'omogenitorialità e della procreazione medicalmente assistita a suscitare l'opposizione più accesa.
Il governo francese l'ha capito bene e si appresta a far votare in primavera una legge che riconosce gli stessi diritti alle persone omosessuali ed eterosessuali in materia di unione civile, ma che rimanderà in futuro le questioni più spinone in tema di riproduzione. In effetti, il retroscena di questi dibattiti della società sul matrimonio esteso a tutti è che la concezione tradizionale del matrimonio è completamente rimessa in discussione: un uomo sposa una donna per avere dei figli. La rivoluzione dei diritti individuali, avviata in Europa nel XVII secolo, ha anteposto le aspirazioni dei singoli alle leggi di natura, e le religioni, che si fondano tutte sulla legge di natura, non possono che essere sempre più spiazzate all'interno di società che definirei piuttosto "ultra moderne" che "post moderne".
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