Nella sua previdibilità, ha fatto notizia il discorso di papa Ratzinger del 19 gennaio scorso circa il concetto di “gender” nella teologia cattolica e i ruoli di uomo e di donna fissati dalla tradizione della chiesa.
Molto più imprevista, e scioccante, per i cattolici americani è stata la storia di Manti Te’o, la star della squadra di football della University of Notre Dame – la squadra della università cattolica americana per eccellenza, e la squadra di football universitario più amata e odiata d’America.
I programmi sportivi delle università americani valgono svariati milioni di dollari in ogni università (non solo a Notre Dame), anche se gli atleti non vengono pagati ma solo “incoraggiati” negli studi, fino a quando alcuni di essi non vengono chiamati da società di football professionistico.
Notre Dame è quindi corsa in soccorso del suo atleta, con una conferenza stampa che tentava di coprire gli aspetti oscuri della vicenda e di giurare sulla buona fede (e sulla fede tout
court) di Manti Te’o (leggi).
Il problema è sorto quando in America alcuni si sono ricordati del caso di Lizzy Seeberg, studentessa del Saint Mary’s College, l’università femminile che si affaccia su Notre Dame (dall’altra
parte del viale).
Lizzy Seeberg nel 2010 si era suicidata dopo essere stata oggetto di accuse e minacce per aver accusato di stupro uno studente-giocatore della squadra di football di Notre Dame.
Come ha sintetizzato un articolo del Washington Post (leggi), la cattolica University of Notre Dame ha tenuto una conferenza stampa per Lennay Kekua, una ragazza morta che non è mai esistita, ma nel 2010 non aveva mai risposto (tanto meno con una conferenza stampa) alla cultura del gender che circondava il suicidio di Lizzy Seeberg, colpevole di aver accusato la cultura machista che regna sul campus di Notre Dame, in particolare negli ambienti sportivi.
(Lo studente venne poi assolto dalla commissione disciplinare dell’università).
La stampa nazionale ha ripreso la storia di Manti Te’o e ha subito fatto il paragone col trattamento ricevuto da Lizzy Seeberg e dalla famiglia della ragazza (leggi) .
La stampa cattolica è stata più cauta, se non silente: buona parte delle elites cattoliche americane (in teologia, in politica, e in tutto quello che sta in mezzo tra teologia e politica) vengono da Notre Dame, non ultimo il presidente cattolico degli Stati Uniti della serie televisiva The West Wing (leggi).
Ma in America tutti sanno della cultura del machismo che regna a Notre Dame - cultura a cui le studentesse sono in qualche modo invitate a partecipare (come cheerleaders e non solo).
Dietro al mito degli “Irishmen” del football a Notre Dame c’è un lato oscuro che ha a che fare con la storia del cattolicesimo americano, quello degli irlandesi di umili origini, che negli anni a metà del secolo XX provò il proprio riscatto sul campo di gioco contro i protestanti di Harvard e Yale (Video).
Il cattolicesimo americano è ancora in buona parte una subcultura, con i suoi circoli chiusi, le sue elite irlandesi, e i suoi segreti non più segreti.
Uno di questi segreti è una cultura del gender e dell’identità sessuale: una cultura aperta al pluralismo etico della società contemporanea (pluralismo che si riflette nei campus delle università cattoliche), ma allo stesso tempo ancorata ad un modello di rapporti uomo-donna tipici degli anni Cinquanta (se non prima).
Anche per questo motivo, il discorso del papa contro “la teologia del gender” assume a Notre Dame, specialmente tra le studentesse e le professoresse, un significato molto diverso di quello che ha a Roma.
Massimo Faggioli
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