Potrà vedere il parroco, quante volte vorrà. A ‘domicilio’.
Ma la figlia no. O almeno, ‘ni’. E solo a determinate condizioni.
E potrà farlo nonostante sulla sua testa di ex vigile urbano penda l’accusa dell’omicidio volontario del suo vicino di casa, Carlo Rombaldi; un medico freddato sulla porta del garage a colpi di pistola.
Era la notte fra il 7 e l’8 maggio 1992.
Pietro Fontanesi, pensionato di 70 anni, una fede manifestata portando la croce alle processioni, attivissimo in parrocchia e, in passato, anche autista di vescovi , adesso è agli arresti domiciliari in attesa di giudizio nel suo appartamento alla prima periferia di Reggio Emilia.
Per lui ci sono limitazioni di ogni genere: non può fare né ricevere telefonate; non può vedere parenti e amici (se non per ragioni di assistenza).
Ma nessun divieto è stato posto dal gip Antonella Pini Bentivoglio sulle visite del sacerdote, don Fabrizio Crotti di Santo Stefano, la sua parrocchia.
Il prelato potrà sempre varcare quella soglia, se l’imputato lo chiamerà; per una confessione, per l’eucarestia o anche solo per una conversazione di conforto.
Così ha deciso il giudice dopo averlo interrogato e aver confermato la misura cautelare stabilita dalla Cassazione.
Lui, arrestato dagli uomini delle squadra mobile a distanza di 21 anni da quel delitto, continua a dichiararsi "completamente estraneo", "innocente".
Il pubblico ministero Maria Rita Pantani ha contestato l’aggravante dei futili motivi, ma per il difensore Giovanni Tarquini il movente non c’è, in quel crimine che costò la vita al chirurgo dell’ospedale cittadino; un uomo irreprensibile di 41 anni, sposato, padre di due figli, crollato nei garage del suo condominio.
Benedetta Salsi
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