La procura reggina sta cercando riscontri a quanto emerso in una conversazione telefonica letta durante il processo al sacerdote.
Si fa riferimento a un amico che veniva interessato del problema dell'comandante provinciale della Guardia di Finanza, Agatino Sarra Fiore, coinvolto in un'inchiesta. E i sospetti sono sul
titolare del caso.
Reggio Calabria - Le intercettazioni del prete Cannizzaro rischiano di mettere nei guai anche un magistrato.
La Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha infatti messo in moto la polizia giudiziaria per trovare riscontro a quanto era emerso nel corso dell’ultima udienza del processo nel
quale il cerimoniere del vescovo di Reggio Calabria è imputato per una falsa testimonianza che avrebbe favorito il boss di Condera Santo Crucitti.
Dall’ascolto dei nastri si capisce infatti che don Nuccio stava brigando «con un amico», per risolvere «un grave problema» che riguardava l’ex comandante provinciale della Guardia di
Finanza, Agatino Sarra Fiore.
L’ipotesi che stanno valutando i magistrati è che il «grave problema», fosse un’inchiesta che coinvolgeva l’ufficiale della Finanza, e che «l’amico» fosse Santi Cutroneo, ossia il pm
titolare del fascicolo a carico di Sara Fiore.
Quindi se all’esito della verifica, l’ipotesi trovasse conferma, per il magistrato reggino (attualmente in servizio a Vibo) sarebbero rogne.
Si, perché nella migliore delle ipotesi potrebbe essere indagato per violazione del segreto d’ufficio.
La telefonata chiave della vicenda, come accennato, è stata letta in aula durante il processo al parroco con l’hobby delle amicizie importanti.
Il sei maggio del 2008 il prete chiama Sarra Fiore sul telefono intestato alla Guardia di Finanza per dirgli che «ha fatto tutto», aggiungendo che «la cosa è un po’ dura ma che forse alla
fine si sia sistemata».
Il prete spiega che «la persona incontrata ci vuole pensare su e che gli farà sapere».
Tra le altre cose il prete sostiene di aver perorato la causa dell’ufficiale, causa che nella telefonata tuttavia non è chiarita.
Il prete nella conversazione fa riferimento a due altri appuntamenti.
Uno avuto il giorno prima «fino a quasi mezzanotte» e uno che si sarebbe dovuto tenere questa stessa sera «per tastare il polso» del proprio interlocutore.
Per capire chi sia il famoso interlocutore di cui parla il prete gli inquirenti sono già andati a riguardarsi le telefonate del parroco di Condera, scoprendo che la sera prima il
cerimoniere del vescovo era assieme a «Santi», come lui stesso lo chiama in una telefonata.
E anche l’appuntamento successivo, cioè quello della sera, è con «Santi». Secondo quanto emerso in aula Santi potrebbe essere proprio il pm Santi Cotroneo.
E se così fosse, sarebbe piuttosto chiaro anche l’argomento della discussione.
Ossia l’inchiesta “Mozart”, di cui Cutroneo nel 2008 era titolare e nella quale era indagato proprio Sarra Fiore.
Da qui la violazione del segreto istruttorio.
Secondo i magistrati, l’intervento del prete sarebbe una sorta di ingerenza dell’indagine in corso, ma in questo contesto potrebbe essere ancora più grave il comportamento di
Cutroneo, che tra una chiacchiera e l’altra ha forse parlato di qualcosa coperta dal segreto d’ufficio.
E questo a prescindere dal fatto che il parroco sia riuscito nel suo intento.
Tanto è vero che, a onor del vero, il pm portò avanti l’inchiesta fino in fondo, facendo condannare in primo grado il colonnello Sarra Fiore ad un anno di reclusione.
Pena che in Appello è stata ridotta a 8 mesi di reclusione (pena sospesa), nonostante la Procura generale avesse chiesto l’assoluzione..
L’accusa contro il comandante provinciale della Guardia di Finanza era di aver rivelato delle informazioni riservate in una vicenda che aveva come protagonisti anche l’ex deputato di FI,
Amedeo Matacena, e l’ex presidente del Tar di Reggio Calabria, Luigi Passanisi.
Secondo le ipotesi investigative Passanisi, nell’autunno del 2005, avrebbe accettato la promessa di ricevere 200 mila euro allo scopo di favorire l’ex parlamentare Amedeo Matacena (e il
suo gruppo) nei ricorsi contro il provvedimento con il quale l’Ufficio Marittimo di Villa San Giovanni aveva rigettato alcune richieste della “Amadeus S.p.A.”, la società, di proprietà di
Matacena.
Sarra Fiore fu l’unico a scegliere di essere giudicato con il rito abbreviato, venendo condannato dal Gup di Reggio Calabria.
Poi il grado d’appello, nel novembre del 2011 con la condanna dell’ufficiale della Guardia di Finanza.
Una vicenda complessa, nella quale ora spunta un nuovo capitolo. Un tassello mancante che mette assieme l’inquisitore e l’inquisito, in nome della comune amicizia di don Nuccio.
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