In Romania i laici chiedono di bloccare i 540 milioni di € alle organizzazioni religiose e al progetto della cattedrale più grande dell'Est per impiegarli invece in scuole e ospedali.
Ogni anno la Romania consegna alle numerose confessioni riconosciute nel suo territorio 540 milioni di € che vengono impiegati per pagare gli stipendi ai sacerdoti e costruire nuove chiese, ma
adesso c'è chi chiede al Parlamento di sospendere i finanziamenti e impiegare quella somma per migliorare le condizioni di scuole e ospedali.
Lo riferisce l'agenzia "Birn", riferendo che trentatré gruppi di cittadini e organizzazioni non governative hanno firmato ieri un appello comune in questo senso: "La nostra costituzione afferma
che la Romania è una repubblica laica che non riconosce alcuna religione di Stato - spiega Toma Patrascu,
vice presidente dell' Associazione secolare - quindi non esiste base giuridica per questo genere di contribuzioni mentre sarebbe molto più intelligente e utile adoperare queste risorse per migliorare le condizioni di vita dei cittadini".
Non tutti ovviamente condividono la proposta, per esempio il teologo Radu Preda obietta che "non c' è nulla di sbagliato nel sostenere economicamente le organizzazioni a carattere religioso, poiché tradizionalmente esse si occupano anche dell'educazione del popolo".
In Romania le chiese e congregazioni riconosciute dallo Stato sono diciotto, anche se l' 85 per cento di una popolazione che supera i 19 milioni di individui si definisce "ortodosso".
La chiesa cattolica è seconda, sia pure a distanza ragguardevole, nella graduatoria dei fedeli.
Nonostante la dichiarata appartenenza religiosa e culturale, molti cristiani ortodossi rumeni coltivano però atteggiamenti critici riguardo alle gerarchie ecclesiastiche.
Negli anni del comunismo e del regime di Ceaucescu molti sacerdoti di una chiesa relegata al margini della società collaborarono, più o meno costretti, con la famigerata "Securitate" ma anche dopo la fine del regime e l'avvento di una tormentata democrazia il Sinodo e molti dei suoi vescovi hanno continuato ad ostentare un'opulenza che molti rumeni vivono come uno schiaffo.
L'ultimo progetto del Sinodo poi appare del tutto fuori contesto: in momento di crisi grave come questo la chiesa ortodossa rumena sta facendo costruire una cattedrale alta 107 metri che dovrebbe
essere la più grande nell'Europa del Sud Est, superando anche quella del santo Sava che attualmente a Belgrado detiene questo primato.
Il tempio dovrebbe essere completato entro la fine dell'anno, è stato finanziato in gran parte da fedeli e investitori privati ma lo Stato vi contribuisce con 2 milioni e mezzo di €.
I laici si oppongono anche a quest'ultima partecipazione e fanno notare che la legge prevede finanziamenti pubblici soltanto nel caso di restauri di chiese in rovina.
Scrivi commento