Nella sua accezione più ampia, il termine ateismo (dal greco "atheos", "senza dio", composto dall'alfa privativo e da omega, dio), definisce la posizione sia di chi non crede nell'esistenza di una - o più - divinità sia di coloro che di tali divinità affermano positivamente l'inesistenza; si contrappone al teismo e al deismo.
Nell'accezione generica l'ateo è chi non crede esista, o crede non esista, dio o qualsivoglia divinità.
Se considerata rispetto al concetto di "divinità", la definizione di "ateismo" che il filosofo britannico Antony Flew coniò circa alla metà degli anni settanta del XX
secolo distingue tra ateismo positivo - ovvero l'asserzione che non esistano dèi oppure la negazione dell'asserzione che una qualsivoglia divinità esista - e
negativo, al quale egli stesso si richiamava, che si basa sull'impossibilità di verificare o falsificare con l'esperienza qualsivoglia asserzione teologica; l'accezione di cui
alla prima definizione citata, anche identificata con ateismo forte, ovvero la positiva affermazione dell'esistenza di Dio e non di una generica divinità, è tuttavia oggetto di
nuove attribuzioni di significato: nel XXI secolo si tende ad attribuire al termine ateismo positivo o forte il significato - oltre a quello, scontato, di
negazione del trascendente - di disapprovazione morale e di attiva contrapposizione avverso le credenze.
Qualora rapportata altresi al concetto di "credenza in qualsivoglia divinità", emerge una distinzione tra ateismo pratico - proprio di chi, per esempio, pur non negando i
dogmi o le credenze che affermino l'esistere di qualsivoglia ente trascendente, prescinde nella realtà quotidiana da tale ente e agisce come se esso non esistesse - e teorico, appannaggio di chi,
indipendentemente dal proprio comportamento, non creda, o apertamente neghi, l'esistenza di un ente trascendente.
Un'ulteriore posizione è quella dell'apateismo, che caratterizza chi considera irrilevante o priva di significato qualsiasi discussione sull'esistenza o meno di una
divinità e, in senso più esteso, qualsiasi discussione su religione o sistemi valoriali o morali legati a credenze religiose; la posizione implicita dell'apateismo può essere riassunta
nell'asserzione: «dio esiste? Non lo so e non m'interessa».
Nel suo portale dedicato all'ateismo, la BBC introduce l'argomento con la seguente definizione: «Gli atei sono persone che credono che dio o gli dèi (o altri esseri soprannaturali) siano
costruzioni umane, miti e leggende, o che credono che questi concetti non siano significativi».
Generalmente l'ateismo si contrappone al teismo, e in modo particolare al monoteismo (anche se, nell'ateismo «forte», è esclusa ogni forma
di esistenza che trascenda la natura); talora, infatti, l'opposizione al panteismo o al politeismo risulta più sfumata o molto meno sviluppata, come – per
esempio – in Richard Dawkins o Daniel Dennett.
L'ateismo si differenzia dall'agnosticismo, che raggruppa tutti coloro che si astengono dall'esprimersi su una materia quale l'esistenza o meno di una
divinità, considerandola a priori inconoscibile.
Nell'antichità il termine "ateo" era spesso usato dai credenti in una religione per indicare coloro di un credo diverso; a titolo d'esempio, il padre della chiesa Clemente
Alessandrino (II-III secolo) riferisce nei suoi Stromateis che i greci dell'epoca consideravano «atei» i primi cristiani.
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