Tante operazioni sospette segnalate da Bankitalia.
I pm indagano.
Mentre il Vaticano cacciava Gotti Tedeschi le segnalazioni a Bankitalia di operazioni sospette fioccavano.
Sotto la lente c’erano operazioni effettuate da preti e suore presso banche italiane con conti dello Ior: una decina, analizzate dall’ufficio d’informazioni di Palazzo Koch.
Fiorenza Sarzanini sul Corriere ci dice qualcosa di più:
Un meccanismo ben individuato due anni fa dalla Procura di Catania che accertò come Antonino Bonaccorsi, fratello del boss Vincenzo condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa,
era riuscito a «ripulire» 300 mila euro di provenienza illecita facendoli depositare sul conto aperto dal figlio prete, don Orazio, presso lo Ior grazie al collegamento
homebanking e dunque all’utilizzo dei codici di sicurezza assegnati proprio al prelato.
Un «sistema» che le indagini condotte dal pool di magistrati romani coordinato dal procuratore aggiunto Nello Rossi ha ricostruito in tutte le sue fasi, anche se i rapporti tra l’Italia e la Città del Vaticano in questa materia hanno subito fasi alterne e attualmente la collaborazione sembra entrata in una fase di stallo.
Le varie «Sos» (segnalazioni operazioni sospette), sono scattate quando su alcuni conti correnti di normali banche sono stati notati prelevamenti e depositi di somme ingenti che non trovavano giustificazione rispetto al normale andamento oppure che erano stati frazionati proprio nella speranza di non alimentare sospetti:
E invece i primi accertamenti hanno consentito di scoprire che i soldi venivano spostati su conti dello Ior e poi riaccreditati per tentare di farne perdere le tracce.
Nella maggior parte dei casi la causale parla genericamente di beneficienza. Esattamente la «voce» che usava Don Evaldo, il prete a disposizione della «cricca» dei Grandi eventi, quando ridistribuiva il denaro che gli era stato affidato da funzionari e costruttori.
Poi ci sono le banche on line:
Numerose operazioni sono state effettuate online e proprio questo ha generato il sospetto che in realtà i prelati siano soltanto dei prestanome disponibili a consegnare i codici di accesso ai proprietari del denaro.
Per identificare i reali beneficiari e stabilire la provenienza dei soldi bisognerà adesso ricostruire rapporti e legami dei preti e delle suore coinvolti. Una verifica che, visto quanto sta accadendo in Vaticano, rischia di avere clamorose conseguenze.
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