Parere diffuso è che tale sentimento abbia origine dalla paura che ha l'uomo della morte.
Io, come più volte dibattuto, non sono di questo parere.
E la questione non fine a se stessa, una mera discussione accademica, ma definire l'origine di tale spinta può far cambiare in modo radicale la valutazione che si può fare del comportamento a
volte insensato e irrazionale di chi per fede compie atti inconsulti o quanto meno incomprensibili.
Io sono sempre stato della idea che ogni nostro comportamento tragga le sue origini da spinte più o meno consce che il nostro essere animali ci impone.
Io sono sempre stato della idea che ogni nostro comportamento tragga le sue origini da spinte più o meno consce che il nostro essere animali ci impone.
E più precisamente che ogni nostro atteggiamento sia finalizzato a due scopi che i nostri geni ci impongono: la sopravvivenza e la riproduzione.
Tutto quello che noi facciamo è sempre condizionato da queste due spinte primordiali. E nulla sfugge a questa regola.
Va da se che il sentimento religioso sia frutto di una serie di condizionamenti ambientali e socio culturali che hanno portato l'uomo a creare le religioni.
Il problema di base è sicuramente quello di poter capire quali degli innumerevoli condizionamenti hanno fatto si che l'uomo in centinaia di migliaia di anni di evoluzione addivenisse alle convinzioni che oggi sono alla base delle varie religioni.
Che la paura della morte, così come quella di altri fenomeni naturali, possa essere alla base della religiosità presenta un salto logico.
Il problema di base è sicuramente quello di poter capire quali degli innumerevoli condizionamenti hanno fatto si che l'uomo in centinaia di migliaia di anni di evoluzione addivenisse alle convinzioni che oggi sono alla base delle varie religioni.
Che la paura della morte, così come quella di altri fenomeni naturali, possa essere alla base della religiosità presenta un salto logico.
Tutto ciò che noi definiamo sovrannaturale o metafisico non può essere stato generato dal nostro cervello in base ad esperienze o condizionamenti esterni "fisici".
Il nostro cervello non può generare un concetto e non può astrarre se non partendo da una conoscenza diretta di qualcosa. Il concetto di divino, cosi' come di metafisico, non trova origine da
nessuna esperienza diretta.
Poichè è un dato di fatto che noi tutti conosciamo invece tali concetti c'è da domandarsi da dove possano aver origine.
E' ovvio che non sia una risposta facile.
Il mio parere è che il tutto tragga origine da due esperienze, forse le uniche, che l'uomo vive ma che non sono concrete: i sogni e le allucinazioni.
Entrambi generati dal nostro cervello, i primi naturalmente i secondi più o meno artificialmente, ma entrambi reali anche se di fatto inesistenti.
E questo fenomeno è stato classificato nel corso dei millenni come sovrannaturale prima poi divino e metafisico dopo.
Avere a disposizione uno strumento così perfetto come vedere e vivere un qualcosa che non c'è è stato utilizzato in origine per lenire la paura della morte, così come per spiegare i fenomeni fisici allora inspiegabili.
Avere a disposizione uno strumento così perfetto come vedere e vivere un qualcosa che non c'è è stato utilizzato in origine per lenire la paura della morte, così come per spiegare i fenomeni fisici allora inspiegabili.
Poi l'evoluzione socio culturale ha fatto il resto.
E, come io avevo già teorizzato, il dio altro non è che una fusione tra questo concetto e la necessità atavica, che ha origine dalla vita in branco dell'uomo, di avere un capo.
All'origine il capo-branco poi il re-dio e in fine il dio che oggi conosciamo.
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