Anche il New York Times si accorge che la principale fonte dei media occidentali sulla Siria è in realtà un uomo d’affari che vive a Londra, finanziato dall’Europa e da un fondo di Dubai, che pretende di fornire notizie attendibili usando un cellulare e i moderni mezzi di comunicazione come Facebook e Skype.
La questione siriana apre un interrogativo non certo rassicurante sullo stato dell’informazione dell’Occidente. Italia in testa.
Ha un ruolo centrale nella guerra in Siria, ma è in realtà una sola persona.
Rami Abdul Rahman, 42 anni, fuggito 13 anni fa, ha avuto l’idea di utilizzare un nome persino importante: Osservatorio Siriano per i diritti umani per seguire quella che, secondo la sua versione, è la storia del conflitto.
A tutt’oggi la maggior parte delle agenzie e delle testate italiane lo cita come fonte delle notizie, ma Rami Abdul non è un giornalista né ha competenze culturali basilari per poter essere definito attendibile.
Lo ha scoperto dopo mesi persino il NYT, megafono della propaganda americana contro la Siria, che gli ha dedicato un articolo svelando la metodologia utilizzata per le sue notizie: nessuna verifica sul campo diretta, utilizzo di un portatile e di un telefonino, reperimento delle fonti tra una serie di attivisti anonimi e sconosciuti (nessuno dei quali giornalista).
Tutte le parti in conflitto lo accusano di essere parziale e anche lui riconosce che la verità può essere verificata solo sui campi di guerra; ammette che essendo la Siria un territorio vasto non è possibile avere un quadro attendibile a causa delle difficoltà di comunicazione.
Eppure gli analisti militari di Washington, le Nazioni Unite e i media setacciano le sue descrizioni e i suoi bollettini.
Il Nyt osserva che Rami Abdul Rahman è considerato uno strumento del governo di Qatar, della fratellanza musulmana, della Central Intelligence Agency e di al-Asad, lo zio in esilio del Presidente
della Siria, Bashar al-Assad.
Come si finanzia questo fantomatico Osservatorio?
Attraverso piccole sovvenzioni dell'Unione europea e in particolare di uno Stato che Rami Abdul si rifiuta di identificare.
Aggiungiamo, a titolo informativo, che l’Osservatorio non è registrato come Ong, opera in maniera informale ed è finanziato anche da un fondo di Dubai in cui l’Arabia Saudita ha versato 130 miliardi di dollari per favorire le famigerate primavere arabe.
Rami Abdul Rahman, ossia l’Osservatorio per i Diritti Umani in persona, ha stretti legami con il Ministero degli esteri britannico e con Ong che dipendono direttamente dal Congresso degli Stati Uniti.
Il sottotitolo potrebbe essere “Sullo stato dell’informazione propagandistica occidentale”. Una chiosa.
L’ex giornalista della CNN, Amber Lyon, ha rivelato in questi giorni di aver ricevuto ordini di manipolare le notizie provenienti dalla Siria per avviare la costruzione del nemico finale: l’Iran.
L’omissione di alcune informazioni e la trasmissione di notizie anche false confermerebbero il lavoro di propaganda attentamente orchestrato in America e di riflesso nell’Occidente.
A muovere i fili lobbies, élites e governi.
Niente di nuovo sotto il sole.
Articolo NYT: www.nytimes.com/2013/04/10/world/middleeast/the-man-behind-the-casualty-figures-in-syria.html?pagewanted=all&_r=0
www.orizzontiliquidi.blogspot.com/2013/01/manipolazione-di-guerra-lo-strano-caso.html
www.landdestroyer.blogspot.com/2013/04/exposed-syrian-human-rights-front-is-eu.html?utm_source=BP_recent
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