Mancavano solo loro all’appello, gli ecclesiastici.
E, puntualmente, hanno aspettato gli ultimi momenti prima dell’inizio della votazione per (provare a) condizionarne l’esito.
Bagnasco, presidente della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana che riunisce tutti i vescovi del Belpaese, ha indicato i suoi preferiti nella corsa al Quirinale.
I nomi? Come al solito improbabili, conservativi e inclini all’inciucio.
Rodotà e Zagrebelsky? Mancherebbero di “sensibilità”, secondo il Bagnasco…
Serve un Capo dello Stato che tra le sue qualità «imprescindibili» abbia «il realismo di fronte ai problemi concreti della gente, che è stremata per la mancanza di lavoro, per il fisco pesante, per le attese riforme strutturali».
E che sia una persona «di grande livello, di grande onestà, riconosciuto a livello nazionale ed internazionale perché l'Italia possa continuare se possibile a crescere, come è giusto sperare, nella considerazione internazionale».
Lo ha detto Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, a margine di una messa nello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente.
«Questo segnale, credo sia indispensabile perché la gente si senta sempre di più parte di un corpo unico per affrontare un momento difficilissimo».
Bagnasco ha anche chiesto che «la politica si decida a finirla con ogni indugio, spesso immotivato», e affronti «seriamente e decisamente i problemi della gente che non ne può più», invocando anche un «buon governo stabile».
Non è la prima volta che il presidente della Cei parla dell'imminente voto per il Colle.
Quattro giorni fa aveva auspicato l'elezione di «una personalità di alto livello, che possa rispondere a questo compito imprescindibile di garante della Costituzione ma anche di equilibrio, di stimolo, di sprone degli altri poteri dello Stato».
E aveva aperto alla possibilità dell'elezione di una donna: «Perché no?
L'importante è il livello, la capacità personale, il profilo intellettuale e morale».
È la Conferenza episcopale italiana a seguire con attenzione in questi giorni l'evolversi della partita sul Quirinale e il dibattito tra i partiti.
La Segreteria di Stato vaticana, infatti, a poco più di un mese dall'elezione di Francesco è in attesa dei futuri nuovi equilibri interni: appare meno interessata nelle vicende politiche italiane rispetto al recente passato.
La risposta di Bagnasco sulla candidatura femminile al Quirinale era solo un'affermazione teorica?
I bene informati assicurano che al cardinale non dispiacerebbe vedere sul Colle il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri, che lo scorso 10 aprile ha partecipato con i familiari alla messa mattutina celebrata da papa Bergoglio nella cappella della casa s.Marta.
Mentre, com'è comprensibile, viene temuta la candidatura della radicale Emma Bonino.
Ma che cosa pensano i vertici della chiesa italiana degli altri nomi?
È davvero importante che al Quirinale torni un cattolico?
Non sembra questa la preoccupazione maggiore, dato che il nome preferito tra quelli presenti nella liste di questi giorni risulta essere quello di Giuliano Amato, che aveva seguito a suo tempo i lavori per il Concordato da sottosegretario della presidenza del Consiglio di Bettino Craxi e negli anni novanta si era espresso a favore di una revisione della legge sull'aborto.
Positivo anche il giudizio su Franco Marini: sono considerate ormai acqua passata le polemiche dell'allora segretario del Ppi, che negli anni della presidenza del cardinale Ruini aveva definito il quotidiano cattolico «Avvenire» «l'house organ di Forza Italia».
Una sensibilità che al contrario non si ritrova, sempre secondo i vertici della Conferenza episcopale italiana, in candidati come Stefano Rodotà o Gustavo Zagrebelsky.
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