Parliamo di un altro Stato, quello vaticano che gode di un immane tesoro.
Un pozzo senza fondo, con risorse finanziare che ingrassano quest’alter Stato.
In questa che potremmo definire una soap opera a puntate, cominciamo a parlare di un’importante fonte di guadagno per il vaticano: medaglie, monete e francobolli, il ghiotto pasto dei numismatici e filatelici.
Partiamo dalle medaglie che, per volontà dei pontefici in carica, sono state fatte coniare sin dal 1500.
La medaglia in sé nasceva con la valenza di elogiare il papa e proporre degli avvenimenti religiosi di rilievo.
La produzione mantiene una tradizione molto rituale, dove il potere decisionale è sempre e solo nelle mani del papa di turno: l’APSA – Amministrazione papale della Sede Apostolica – sceglie una cerchia di artisti da proporre al papa, il quale sarà lui a decidere chi lavorerà alla realizzazione delle medaglie.
La loro vendita accresce la ricchezza del vaticano.
Luccicano gli occhi ai collezionisti di monete vaticane, un’attività cominciata nel 1930 quando nacque l’Ufficio filatelico e numismatico.
La Zecca ha proseguito a coniare monete per la città pontificia anche dopo l’introduzione dell’euro e, pur non appartenendo ai Paesi dell’UE, anche in vaticano si è passati dalla lira all’euro.
Si coniano pezzi da 1, 2, 5, 10, 20, 50 centesimi e da 1 e 2 euro.
Secondo i dati riportati da Pierpaolo Francini, capo dell’ufficio filatelico e numismatico, annualmente il vaticano emette 1.074.000 euro di monete, divise tra ordinarie e commemorative.
Ultimo step di questo “tesoretto” pontificio sono i francobolli del vaticano, un’attività senza dubbio molto redditizia.
Nel 1964 nacquero le Poste Vaticane che ‘vivono’ soprattutto grazie al mercato dei collezionisti.
Consideriamo che, oltre ai collezionisti in fila davanti agli uffici della Città del Vaticano, ci sia un esercito di appassionati e fedelissimi – ben ventisei mila – che acquistino le monete nell’immediato, sin dal primo giorno di emissione grazie alla prenotazione automatica.
A questi si aggiunge il plotone interno: 1.600.000 acquirenti appartengono agli ordini religiosi ed ecclesiastici che, a loro volta, rivendono il prodotto ad altri appassionati – ovviamente traendone il loro personale guadagno.
Puzza di speculazione questo passaggio di mano, che dimostra come – a conti fatti – chi ne trae giovamento finanziario è solo la santa sede.
La fine di questi enormi guadagni e come e come vengono investiti non ci è dato saperlo, ma questo tesoro urla indignazione al cospetto di dio.
Maria Cristina Giovannitti
Scrittrice UAER
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