"L’ordine spontaneo che regolerebbe in maniera virtuosa i rapporti economici e sociali fra gli individui, così come la divina provvidenza che non avrebbe avuto altro scopo che quello di
crearci, assisterci e proteggerci nella vita terrena e infine riaccoglierci nella beatitudine del regno dei cieli, sono tutte creazioni di quell’essere angosciato e in fuga costante dal proprio
mondo che è l’uomo, inebriato da un «desiderio infinito» di trovare una dimensione (in questo mondo o in un aldilà, trascendentale o trascendente) in cui qualcuno o qualcosa d’altro garantisca
coi suoi poteri di arrivare là dove le limitate forze dell’uomo non riescono.
Da questo punto di vista possiamo dire che la Rete rappresenta l’ultima illusione, o ultimo dio, che l’uomo si è dato per coltivare la speranza di essere onnipotente, onnisciente e,
nell’interconnessione con tutti gli altri individui, partecipe di una forza cosmica fornita di senso e significato.
Un ultimo dio che, peraltro, conserva in un certo senso le divinità precedenti, a partire da un mercato in cui sia pressoché assente quel dio mortale che è il Leviatano , cioè lo Stato, per
arrivare a quella forma di divinità meno personificata e quindi più capziosa, di cui ogni persona può sentirsi parte in quanto compartecipe della grande Rete di individui, intelligenze,
relazioni.
Rimane il dubbio, inevitabile e radicale, su quanto ci troviamo di fronte all’ennesimo episodio di delega, da parte dell’essere umano, di tutti i suoi poteri a un’entità ritenuta superiore
che, nel momento stesso in cui lo dispensa dalle fatiche di un esperienza diretta e responsabile del proprio mondo, consente a una ristretta minoranza di individui di esercitare un potere tanto
nascosto quanto totalitario" (L'ULTIMO DIO, Dedalo 2012, pp. 209-10)
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