Centinaia di commenti sul Washington Post per la pubblicazione di un articolo dello scrittore, già protagonista di un'intervista a Fox News giudicata in rete "la più imbarazzante" mai fatta dal canale conservatore.
E' autore del libro "Zealot: The Life and Times of Jesus of Nazareth", uscito a luglio negli Stati Uniti.
“Perché un musulmano dovrebbe avere interesse a scrivere un libro su gesù?”.
La domanda della anchorwoman di Fox News Lauren Green allo studioso Reza Aslan, oltre ad essere stata bollata in rete come “l’interviste più imbarazzanti” del canale conservatore (sotto il video), lo scorso luglio è diventata virale ha fatto incrementare del 35 percento le vendite del suo libro “Zealot: The Life and Times of Jesus of Nazareth” (Random House) in cui racconta l’esistenza del fondatore del cristianesimo contestualizzata nella Palestina di duemila anni fa.
E c’è già chi identifica Aslan con il nuovo Dan Brown musulmano.
A fare discutere oggi è un suo post pubblicato sul Washington Post in cui l’esperto di storia delle religioni e docente di scrittura creativa all’Università della California, argomenta i cinque “falsi miti” legati alla figura di gesù.
E parte dal luogo di nascita, che non sarebbe stato Betlemme ma Nazareth.
Per questo, infatti, gesù viene chiamato il “nazareno”. L’evangelista Luca, però, preferisce collocarlo a Betlemme per realizzare le parole del profeta Michea che scrive: “E tu, Betlemme [...] da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”.
Aslan inoltre ritiene che gesù non fosse figlio unico.
Al contrario, avrebbe avuto quattro fratelli – Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda – e un numero imprecisato di sorelle, di cui si parla più volte nelle lettere di San Paolo.
Quanto alla convinzione dei dodici discepoli, sarebbe basata su un fraintendimento relativo a diversi gruppi che seguivano gesù, dalle folle ai “discepoli” veri e propri, ovvero coloro che lo seguivano di città in città, fino agli apostoli, dodici “missionari” a cui era stato dato l’incarico di diffondere il messaggio di gesù.
Smentito dallo studioso anche il processo davanti a Ponzio Pilato visto che, nel corso del suo mandato, il governatore decretò la morte in croce migliaia di ebrei.
Al massimo, tra i due ci sarà stato un incontro breve solo per ufficializzare le accuse a suo carico.
Infine, la sepoltura: è improbabile che il nazareno sia stato deposto in una tomba.
Sarebbe stato un gesto magnanimo da parte dei romani, visto che la crocifissione era una pena capitale studiata affinché i cadaveri divenissero un “monito” per chi lo osservava.
E’ dunque più probabile che il corpo di Gesù sia stato lasciato dov’era e consumato da cani e uccelli, e che il resto sia stato gettato in una fossa comune.
Si tratta del luogo dove gesù è stato crocifisso, il Golgota.
Che significa, appunto, “luogo del cranio”.
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