Il vescovo di Locri, mons. Giuseppe Morosini (nel frattempo nominato nuovo arcivescovo metropolita di Reggio Calabria), ha emanato un decreto molto severo nei confronti di chi è stato rinviato a giudizio in un procedimento penale: non può far parte delle associazioni ecclesiali presenti nella diocesi, compresi i consigli pastorali parrocchiali. Morosini parla in generale dei rinviati a giudizio, ma è abbastanza chiaro – data la specificità del territorio della Locride – che il provvedimento sia diretto ad escludere dalla vita delle associazioni ecclesiali le persone coinvolte in indagini sulla ‘ndrangheta. Gli indagati, è scritto nel decreto, devono subito informare il responsabile dell’associazione del procedimento aperto a loro carico e autosospendersi dall’associazione. Se non lo fanno, interviene d’ufficio il capo dell’associazione o il vescovo. Il quale può anche sciogliere l’associazione nel momento in cui ravvisasse che è stata messa in atto una copertura dell’associato sotto indagine. L’esclusione dall’associazione resta in vigore fino alla fine del procedimento penale ed è definitiva in caso di condanna. Il provvedimento del vescovo Morosini segue di qualche giorno quello del vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti, che ha vietato, nel territorio della sua diocesi, i funerali ai condannati per mafia.
Luca Kocci
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