Sebbene con qualche settimana di ritardo rispetto ai pubblici ministeri italiani, anche la magistratura vaticana è intervenuta nei confronti di Nunzio Scarano, “monsignor 500 euro”, il prelato salernitano dipendente dell’Apsa (il “ministero del tesoro” di Oltretevere) – prima di essere sospeso dall’incarico – dal 28 giugno agli arresti nel carcere di Regina Coeli perché accusato di aver tentato di far rientrare dalla Svizzera in Italia 20 milioni di euro per conto di una famiglia di imprenditori napoletani in cambio di una ricompensa di due milioni e mezzo di euro.
Il portavoce della sala stampa vaticana, Federico Lombardi, ha comunicato che il promotore di giustizia del Tribunale del Vaticano già dal 9 luglio «ha disposto il congelamento dei fondi intestati presso lo Ior» a Scarano», titolare di almeno due conti, uno dei quali mascherato da intenzioni caritatevoli e denominato “fondo anziani”.
E ha aggiunto che «le indagini possono essere estese anche ad altre persone».
Non è escluso, quindi, che altri prelati o funzionari vaticani vengano coinvolti nell’inchiesta: si parla dell’esistenza di un archivio segreto in cui Scarano avrebbe appuntato nomi e conti correnti criptati allo Ior.
Il provvedimento arriva in contemporanea con la riforma del sistema giudiziario penale vaticano – approvata due giorni fa – che prevede, fra le varie novità, misure più rigorose nei confronti dei reati amministrativi a finanziari, dalla corruzione al riciclaggio, dando ai magistrati la possibilità di intervenire non solo nei confronti dei singoli (come appunto Scarano) ma anche direttamente sugli enti con personalità giuridica, come lo Ior.
Ma le nuove norme non hanno nulla a che vedere con il sequestro dei conti di “monsignor 500 euro”, anche perché sono entrate in vigore solo a settembre.
Mentre è assai probabile che siano state le dimissioni, indotte dall’alto, lo scorso 1 luglio, del direttore generale dello Ior, Paolo Cipriani, e del suo vice, Massimo Tulli – ritenuti i garanti della poca trasparenza dello banca vaticana – a consentire ai magistrati di oltretevere di pigiare il piede sull’acceleratore e disporre il sequestro dei conti di Scarano.
Il monsignore, va ricordato, è indagato da due diverse procure italiane: quella di Roma, per il tentativo di far rientrare in Italia i 20 milioni di euro, in concorso con il carabiniere Giovanni Maria Zito (ex funzionario dei servizi segreti dell’Aisi) e il broker finanziario Giovanni Carenzio, entrambi agli arresti; e quella di Salerno, secondo la quale Scarano sarebbe coinvolto in un’operazione di riciclaggio di 560mila euro attraverso un giro di assegni circolari emessi da 56 “donatori”.
Ed ora i suoi movimenti sono sotto osservazione anche della magistratura vaticana.
Insieme alla notizia del blocco dei conti di Scarano, Lombardi ha fornito qualche aggiornamento su quello che sta succedendo allo Ior: si stanno esaminando «tutte le relazioni con i clienti e le procedure in vigore contro il riciclaggio di denaro» per tentare di identificare le attività «illegali o estranee agli Statuti dell’Istituto, siano esse condotte da laici o da ecclesiastici».
Un processo, puntualizza Lombardi «avviato nel maggio 2013» – e questo la dice lunga sul storia anche recente dello Ior – e che «ci si aspetta sia concluso per la fine del 2013».
Una scadenza importante quella del 2013: entro l’anno, infatti, i tecnici di Moneyval (l’organismo di vigilanza del Consiglio d’Europa) dovranno emettere la sentenza definitiva sull’ammissione – finora negata – del Vaticano nella white list dei Paesi virtuosi in materia di antiriciclaggio.
E così si spiega tutto l’attivismo di queste settimane attorno allo Ior, che papa Bergoglio ha voluto mettere sotto il suo controllo, nominando, fra l’altro, una Commissione di indagine che mercoledì scorso ha avviato i lavori.
Luca Kocci
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