Papa Francesco istituisce una commissione di indagine sugli affari economici e finanziari della santa sede.
Si tratta, come già per le altre commissioni speciali, di un’autonoma decisione del pontefice che conferma quello che già risultava evidente: che il papa, nonostante le rassicurazioni di maniera, non ha fiducia nelle persone che occupano le stanze del potere vaticano, nominate durante la gestione Ratzinger-Bertone; e che il settore economico-finanziario di Oltretevere è un buco nero – o, ad essere indulgenti, un porto delle nebbie – che turba il sonno di Bergoglio.
Francesco però non intende agire subito, anche perché uno spoil system dopo soli quattro mesi di pontificato sarebbe il segnale di una sconfessione del suo predecessore il quale, caso unico nella storia della chiesa, vive in Vaticano, a due passi da s.Marta, l’abitazione di Bergoglio.
Il papa quindi vuole prendere tempo e soprattutto vederci chiaro, apprendendo notizie ed informazioni da persone che evidentemente ritiene di sua fiducia.
Con il rischio di qualche scivolone, come nel caso di mons. Battista Ricca, direttore della casa s.Marta, che Bergoglio ha nominato prelato dello Ior, perché gli riferisca tutto quello che si muove e si dice nella banca vaticana, e che secondo un’inchiesta dell’Espresso avrebbe alle spalle un passato “torbido” quando lavorava alla nunziatura in Uruguay (nel 1999-2001), ignoto a Bergoglio.
Sarebbe insomma uno degli esponenti di quella “lobby gay” che, secondo lo stesso Francesco che ne ha parlato a giugno durante un incontro con i rappresentanti della Clar (la Confederazione latinoamericana e dei Caraibi dei religiosi e delle religiose), avrebbe un grande potere nei sacri palazzi.
La santa sede smentisce («Quanto affermato sul conto di mons. Ricca non è attendibile», ha dichiarato il portavoce p. Lombardi), conferma tutto l’autore dell’inchiesta, Sandro Magister, vaticanista di lungo corso e assai informato, molto vicino al card. Ruini e sostenitore del pontificato di Ratzinger, così da non escludere che la sua fonte sia stata mossa anche dall’intenzione di mettere in difficoltà Bergoglio.
La «Commissione referente sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa della santa sede» è stata nominata dal papa con un «chirografo» (un atto redatto di suo pugno, lo stesso strumento utilizzato per la commissione sullo Ior) datato 18 luglio.
È composta da 8 esperti di materie economiche e giuridiche (un ecclesiastico, lo spagnolo mons.
Vallejo Balda, della Prefettura degli affari economici, con funzioni di segretario; e 7 laici, fra cui l’unica italiana, Francesca Chaouqui, che si occupa di relazioni pubbliche e comunicazione per la Ernst&Young; presidente è un maltese, Joseph Zahra).
Avrà il compito principale di raccogliere «puntuali informazioni sulle questioni economiche interessanti le amministrazioni vaticane» e di riferire tutto a Bergoglio; ma anche di elaborare «soluzioni strategiche di miglioramento» per «evitare dispendi di risorse economiche», «favorire la trasparenza nei processi di acquisizione di beni e servizi», «perfezionare l’amministrazione del patrimonio mobiliare e immobiliare», «operare con sempre maggiore prudenza in ambito finanziario», «assicurare una corretta applicazione dei principi contabili».
Come già nel caso della commissione sullo Ior, il papa ha disposto che tutte le amministrazioni vaticane «sono tenute ad una sollecita collaborazione» e che in nessun caso può essere invocato il «segreto d’ufficio».
È la terza commissione speciale creata da Bergoglio, dopo quella degli 8 cardinali per studiare un progetto di riforma della curia e quella dei 5 (3 ecclesiastici e 2 laici) chiamati ad indagare sullo Ior.
Non si tratta di atti rivoluzionari – come da più parti si vorrebbe far credere – ma del preambolo a qualche cambiamento che avverrà nei prossimi mesi. Prima nel settore economico-finanziario – perché le inchieste sullo Ior si avviano a conclusione e pende il giudizio del Consiglio d’Europa (con Moneyval) sulla normativa antiriciclaggio del Vaticano – e poi nella struttura della curia.
Solo allora si capirà se papa Francesco riformerà la chiesa oppure cambierà tutto perché tutto resti uguale.
Luca Kocci
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