“Hai mai fatto sesso con un prete, sono già in chiesa, incontriamoci lì”
Il dialogo tra un sacerdote della Locride e un giovane su un sito di incontri gay. Don Fabio: «Passa che ci conosciamo di persona, dalle 16.30 in poi sono in chiesa»
Su quel sito di incontri gay ci sta con nome e cognome, quasi come se fosse una comunissima persona. Invece Fabio – il nome è di fantasia – è un prete, che vive e confessa i fedeli della Locride. Nelle chat dove i giovani omosessuali si scambiano opinioni e organizzano incontri a sfondo sessuale dal vivo, don Fabio, 32 anni e un viso giovane, non nasconde la sua identità di prete. E anche lui, che da tempo celebra la messa in una frazione dell’entroterra locrideo, è lì per questo, contravvenendo a tutte le regole della chiesa di cui si fa portavoce e spazzando via l’ipocrisia che rifiuta i legami sentimentali e, peggio ancora, ripudia l’omosessualità quasi come se fosse una malattia. «Cerco amicizia», esordisce il prete in chat parlando con Marco, un 25enne della zona, che lui considera «piccolo ancora» e che trova strana la richiesta d’amicizia proprio da parte di un sacerdote. «Non mi faccio pregiudizi sulle persone e sul loro stile di vita», spiega lui, cominciando a fare domande personali a Marco. «Vivi solo? Che fai nella vita?», per poi andare giù un po’ più pesante: «Hai mai fatto sesso con un prete? Semplice curiosità», chiede. Ma a Marco non è mai capitato e imbarazzato da una conversazione sempre meno logica tenta di abbandonare il campo. A contattare l’altro è sempre lui, don Fabio, che sembra quasi studiare il giovane. «Spero di conoscerti dal vivo», gli annuncia all’improvviso, invitandolo in canonica e chiedendogli informazioni sulla sua vita. Tipo quando ha scoperto di essere gay, domanda alla quale Marco risponde nel modo più semplice: «Da ragazzino». «E sei fidanzato?», tenta di approfondire don Fabio, «e i tuoi lo sanno? E i tuoi amici?», aggiunge, in un continuo di domande che mirano a conoscere la “pubblicità” del suo status di omosessuale. Marco vuole vederci chiaro: «Volevo capire solo come mai vuoi conoscermi dal vivo», chiede innocentemente, ma don Fabio minimizza: «Così, sempre se vuoi». Marco si dimostra disponibile e don Fabio, felice per il successo appena ottenuto, lo saluta con affetto. «Ciao cucciolo», dice, salutandolo con un bacio. Le escursioni sul web continuano, ma don Fabio non è soddisfatto dell’andazzo, dal momento che sui siti gay, così come su Facebook, si vedono sempre le stesse cose. «Che palle», si lascia sfuggire, augurando «buona caccia» a Marco, al quale chiede, ancora una volta, se vive da solo. La risposta è nuovamente affermativa e don Fabio si lascia scappare un «bene», chiedendo nuovamente un incontro dal vivo, nel paese in cui esercita le sue funzioni di parroco. «Passa che ci conosciamo di persona», insiste, «io dalle 16,30 in poi sono in chiesa». I giorni passano, don Fabio e Marco chattano da due mesi. Si discute un po’ di tutto, anche dell’allerta meteo che si è creata nella Locride a inizio dicembre. Ma i due non hanno paura e vogliono pensare a ben altro. «Ora mi metto a letto, comodo comodo», sottolinea don Fabio, con un fare didascalico che però non smuove più di tanto Marco. «Non sei salito poi», dice facendo il nome del paese in cui vive e di cui guida la comunità spirituale, completamente ignara dell’altra faccia di don Fabio. «Quando sali se ti va passa se ti fa piacere… e giochiamo», stuzzica, tentando poi di adulare Marco per convincerlo. «Alcuni tuoi post sono carini… bella anche la foto». E poi passa all’attacco, inviando a Marco link a siti che fanno circolare video e immagini relativi a incontri gay. L’ambiente, per quanto virtuale, si scalda, Marco sembra quasi disposto a cedere. È un invito, nemmeno troppo tra le righe. Don Fabio lancia la sfida e poi manda Marco a dormire, con un semplicissimo «buona notte». Il giovane è un po’ deluso: «Pensavo avessi voglia anche tu», replica un po’ seccato e il prete fa il prezioso. «Qualche volta», ammette candidamente. «E che fai in quei casi?», chiede Marco. «Cerco di trattenermi… ma non sempre ci riesco», confida il parroco, che poi chiede i particolari della vita sessuale del giovane. «Sei attivo o passivo?», tenta di informarsi, definendo sé stesso «attivo». Ma in un attimo di lucidità chiude la conversazione: «Non posso», afferma, salvo poi tornare dopo qualche giorno per dire ciò che pensa di Marco: «Sei carino». Ma la magia è sfumata, la sacralità della tonaca imbarazza Marco. E don Fabio, le cui foto invadono siti su siti confezionati per incontri a sfondo sessuale, si ritira senza batter ciglio. Nascondendosi, così come la chiesa impone, trascinando i suoi desideri e la sua sessualità sotto l’altare.
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Nino (sabato, 18 luglio 2015 18:21)
Voglio scopare