Famiglia, aborto, guerre e migranti: è stato un discorso a tutto campo quello che papa Francesco ha rivolto agli ambasciatori presso la santa sede, ricevuti in Vaticano per la tradizionale udienza di inzio anno. Sono appuntamenti importanti quelli con il corpo diplomatico perché i pontefici, parlando agli ambasciatori, si rivolgono direttamente agli Stati, affrontando questioni di natura politica e indicando l’agenda dei temi che Oltretevere si ritengono più importanti.
Bergoglio ha rispettato la consuetudine, chiedendo «politiche appropriate che sostengano, favoriscano e consolidino la famiglia». «Aumenta il numero delle famiglie divise e lacerate, non solo per la fragile coscienza del senso di appartenenza che contraddistingue il mondo attuale – ha incalzato – ma anche per le condizioni difficili in cui molte di esse sono costrette a vivere, fino al punto di mancare degli stessi mezzi di sussistenza». Per questo sono «necessarie» politiche a favore della famiglia» e dei «giovani», affinché possano «trovare lavoro» e «fondare un focolare domestico». E in un passaggio successivo ha avvertito che «desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto». Un discorso dai toni in parte simili a quello già rivolto agli ambasciatori a marzo, pochi giorni dopo l’elezione papale: allora aveva parlato di «dittatura del relativismo», espressione ripresa direttamente dal vocabolario di Ratzinger. Segno quindi che quando si parla ai governi le parole sono più incalzanti.
Trova ulteriore conferma pertanto la linea seguita da Bergoglio in questi mesi: minore insistenza ma nessun cedimento sul piano dottrinale – famiglia e aborto sono due dei «principi non negoziabili» su cui martellava Benedetto XVI –, maggiore disponibilità e apertura sul piano pastorale. Va in questa direzione quanto accaduto domenica, quando fra i 32 bambini battezzati dal papa nella Cappella Sistina c’era anche la figlia di una coppia sposata solo con rito civile: nessuna infrazione al diritto canonico (il battesimo può essere chiesto da genitori anche non sposati), ma un gesto simbolico ed inedito nei confronti di una situazione che per la Chiesa resta «irregolare», impensabile – e infatti mai accaduto – da parte di Wojtyla e Ratzinger.
Bergoglio ha parlato anche dei conflitti in corso. Ha elencato pressoché tutte le situazioni di scontro armato e di tensione, dal Medio Oriente (Libano, Egitto, Iraq, Israele e Palestina) all’Africa (Repubblica centroafricana, Mali, Sudan, Corno d’Africa e Grandi Laghi), fino alla Corea, soffermandosi in particolare sulla Siria, anche in vista della conferenza di Ginevra 2: «Occorre una rinnovata volontà politica comune per porre fine al conflitto».
Sul fronte ecclesiale interno, c'è stata la giornata in cui Bergoglio ha annunciato il suo primo concistoro (22 febbraio), in cui verranno creati 19 nuovi cardinali, di cui 16 “elettori”, ovvero con meno di 80 anni: 6 europei (4 italiani, ma esclusi i ruiniani Nosiglia, di Torino, Moraglia, di Venezia, e altri “big”, come Fisichella e Paglia, della Comunità di Sant’Egidio), 5 americani (4 dell’America latina), 3 africani e 2 asiatici. Un ulteriore passo verso l’internazionalizzazione del collegio cardinalizio. Fra i 3 ultraottantenni c’è mons. Capovilla, storico segretario di Giovanni XXIII. Nomina dal valore solo simbolico ma assai significativa, che «avviene con almeno 30 anni di ritardo e dopo che l’ex-segretario di papa Giovanni è stato tenuto ai margini nella chiesa», commenta noi siamo chiesa.
Luca Kocci
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