Bergoglio risponde alla Corte Costituzionale che ha stabilito che il divieto alla fecondazione eterologa previsto dalla legge 40 è incostituzionale. Incontrando in Vaticano il Movimento per la vita italiano, ha ribadito con parole inequivocabili che “la vita umana è sacra e inviolabile”.
“Ferma opposizione a ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa. Il nascituro nel seno materno è l’innocente per antonomasia”. Papa Francesco risponde indirettamente alla Corte Costituzionale che ha stabilito che il divieto alla fecondazione eterologa previsto dalla legge 40 è incostituzionale. Bergoglio, incontrando in Vaticano il Movimento per la vita italiano, ha ribadito con parole inequivocabili che “la vita umana è sacra e inviolabile”. A dispetto di coloro che, anche all’interno della Chiesa cattolica, criticano il Papa per il suo presunto silenzio sui cosiddetti “valori non negoziabili”, Francesco ha risposto punto su punto dal pulpito più autorevole chiarendo che la posizione dell’istituzione ecclesiale su fecondazione eterologa, aborto ed eutanasia non cambia di una virgola con la sua elezione al pontificato del 13 marzo 2013.
Le parole del Papa arrivano dopo le dichiarazioni degli “ultras della legge 40”, tra i quali Maurizio Sacconi (Ncd), Eugenia Roccella (Fi), Carlo Giovanardi (Ncd), e Paola Binetti (Ucd). E dopo le dure condanne alla decisione della Consulta espresse dal settimanale dei paolini “Famiglia Cristiana”, dal quotidiano della Cei “Avvenire” e dalla stessa presidenza della Conferenza episcopale italiana. “Ogni diritto civile – ha affermato oggi il Papa – poggia sul riconoscimento del primo e fondamentale diritto, quello alla vita, che non è subordinato ad alcuna condizione, né qualitativa né economica né tanto meno ideologica”.
Riprendendo quanto già scritto nel manifesto del suo pontificato, l’esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, Francesco ha sottolineato che “così come il comandamento ‘non uccidere’ pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire ‘no a un’economia dell’esclusione e della iniquità’”. Un’economia che, per il Papa, “uccide” perché “considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare”, dando così inizio a quella che Francesco definisce la “cultura dello scarto”. La posizione di Bergoglio è chiara: “Uno dei rischi più gravi ai quali è esposta questa nostra epoca, è il divorzio tra economia e morale, tra le possibilità offerte da un mercato provvisto di ogni novità tecnologica e le norme etiche elementari della natura umana, sempre più trascurata”.
Parlando a braccio il Papa ha svelato anche un significativo episodio che gli è capitato quando era arcivescovo di Buenos Aires. “Una volta – ha raccontato Bergoglio – un signore mi ha chiamato in disparte. Aveva in mano un pacchetto e mi ha detto: ‘Padre, io voglio lasciare questo a lei. Questi sono gli strumenti che io ho usato per far abortire. Ho trovato il Signore, mi sono pentito, e adesso lotto per la vita!’. Mi ha consegnato tutti questi strumenti. Pregate – ha concluso il Papa – per quest’uomo bravo!”. Parole altrettanto dure e chiare Francesco le ha rivolte alla delegazione dell’Ufficio internazionale cattolico dell’infanzia, ricordando che la sua fondazione prese origine dall’intervento di Pio XII in difesa dell’infanzia all’indomani della Seconda guerra mondiale. “Ai nostri giorni, è importante portare avanti i progetti contro il lavoro-schiavo, contro il reclutamento di bambini soldato e ogni tipo di violenza sui minori”.
“Occorre ribadire – ha aggiunto Bergoglio - il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX – ha concluso Francesco – non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del ‘pensiero unico’”.
Francesco Antonio Grana
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