All’indomani del nuovo ordine di arresto per mons. Nunzio Scarano, l’ex dirigente dell’Apsa (il “ministero del tesoro” di Oltretevere) accusato di riciclaggio dalla Procura di Salerno, l’Istituto per le opere di religione (la banca vaticana) pubblica un documento che fa il punto sulle politiche per la trasparenza e il contrasto al riciclaggio adottate nel primo trimestre del 2013, quando c’era ancora papa Ratzinger.
I significati di questo atto sono almeno due. Da un lato si marca la distanza dalla “mela marcia” Scarano, che per i suoi movimenti avrebbe usato proprio i conti correnti aperti presso lo Ior (congelati già a luglio, in occasione del primo arresto) grazie ai quali avrebbe “ripulito” oltre sei milioni di euro di provenienza illecita. Tanto che si puntualizza che la banca vaticana «ha ordinato un'indagine interna dettagliata sui fatti e sulle circostanze intorno ai conti in questione e ha presentato gli esiti alle autorità vaticane di competenza». E dall’altro si rafforza la nuova strategia comunicativa della trasparenza, avviata in estate con l’apertura del sito internet dello Ior nel quale sono stati pubblicati documenti di un certo rilievo, a partire dal rapporto annuale 2012. Quello del 2013 – informa la nota – sarà diffuso «intorno alla metà del 2014».
L’obiettivo è senz’altro quello di dimostrare che lo Ior è riformabile, anche per sedare le “parole in libertà” che attribuivano a papa Francesco l’intenzione di chiuderlo. E di continuare a mandare segnali a Moneyval, l’organismo di vigilanza del Consiglio d’Europa sulle normative antiriciclaggio degli Stati, che a dicembre ha espresso un giudizio positivo sui progressi di Oltretevere e che ha dato tempo alla Santa Sede fino a dicembre 2015 prima di decidere se ammettere o no il Vaticano nella white list dei Paesi virtuosi, da cui è ancora escluso.
Va comunque detto che qualche passo avanti in questo settore c’è stato. Il rapporto pubblicato ieri ne sintetizza alcuni, a cominciare dalla verifica dei clienti: sono stati controllati 10mila conti su un totale di 18-19mila – l’esame dovrebbe terminare entro l’estate – e ne sarebbero stati chiusi più di mille (questo però il rapporto non lo dice) appartenenti a clienti privati. Non necessariamente per «sospetta violazione delle norme contro il riciclaggio», precisa la nota dello Ior, ma perché non appartenenti alle uniche categorie ammesse, ovvero «istituzioni cattoliche, ecclesiastici, dipendenti o ex dipendenti dello Stato della Città del Vaticano titolari di conti per stipendi e pensioni, ambasciate e diplomatici accreditati presso la Santa sede». Sono stati poi definiti criteri più restrittivi e potenziati i sistemi informatici per la «prevenzione» e il «contrasto al riciclaggio». I rapporti con le banche italiane sono ancora interrotti – vennero congelati dalla Banca d’Italia nel 2010, dopo l’avvio delle inchieste per riciclaggio –, infatti lo Ior «intrattiene relazioni con circa 35 banche di tutto il mondo». Ma il Vaticano, dopo che le autorità avranno vagliato le nuove norme contro il riciclaggio, «è pronto a riprendere le relazioni con le istituzioni finanziarie italiane».
Nelle prossime settimane la Commissione sullo Ior nominata da Bergoglio dovrebbe concludere il proprio lavoro, anche perché della banca vaticana si dovrebbe parlare nella prossima riunione (a febbraio) degli “otto saggi” scelti dal papa, il quale la scorsa settimana ha rinnovato la commissione cardinalizia di vigilanza, estromettendo il card. Bertone. E forse allora si capirà meglio in quale direzione andrà lo Ior.
Luca Kocci
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