Ammissione al sacramento dell’eucaristia anche ai divorziati risposati e ai conviventi, revisione del concetto di «legge naturale», possibilità della convivenza prima del matrimonio. Anche i lettori del quindicinale dei dehoniani Il Regno che hanno risposto al questionario sulla famiglia predisposto dalla Santa Sede in vista del Sinodo dei vescovi del prossimo mese di ottobre chiedono una profonda revisione del magistero della Chiesa sui temi della famiglia e della sessualità.
Una tendenza che ora trova conferma anche dalle risposte dei lettori del Regno – 76 questionari provenienti per lo più da Emilia Romagna, Veneto, Toscana e Lombardia –, una cui sintesi, a cura di Maria Elisabetta Gandolfi, è stata pubblicata sul fascicolo n. 2/14 del quindicinale dehoniano.
Come già avevano manifestato altri gruppi o singoli credenti, anche i lettori del Regno esprimono da un lato apprezzamenti per l’iniziativa della santa sede (un’occasione «da non perdere», una opportunità per «farci sentire non solo gregge ma anche popolo di dio»), dall’altro forti perplessità sia sulla tempistica «molto incalzante che non ovunque è stata accompagnata da strumenti adatti ad una rapida diffusione», sia sul tenore delle domande del questionario «che tradisce in più punti l’essere stato almeno in parte, o forse in un primo tempo, pensato per i pastori e non per il popolo di dio».
Nel merito, le posizioni sembrano nette, soprattutto sulle questioni più discusse, a cominciare da quella dei divorziati riposati. «La riammissione al sacramento dell'eucaristia di coloro che sono separati e conviventi, o divorziati e risposati è da tutti auspicata e per lo più ritenuta un passo necessario», si legge nella sintesi di Gandolfi; «viene invece stigmatizzato il rifiuto dell'eucaristia legato all'esercizio della sessualità, perché è un segno che sembra squalificare la sessualità tout court»; si richiama «la prassi ortodossa che prevede la possibilità delle seconde nozze dopo un percorso penitenziale», «insistendo sull’idea che attualmente la chiesa perdona ladri e assassini, ma non i divorziati». «Un coro unanime di voci si leva contro la soluzione del problema tramite la semplificazione dell’iter previsto per la nullità (del matrimonio), ritenuta una via ipocrita».
Sulla sfera della sessualità emerge l’idea «che la coppia possa frattanto convivere, accedendo prima al matrimonio civile» e poi «a quello sacramentale», «inserendo la convivenza entro un cammino formativo per i giovani». E più in generale si pone la questione di un «ripensamento complessivo della sessualità e del piacere dal punto di vista sia biblico sia teologico». Anche «per superare l’impasse della “legge naturale”, sulla quale tutti i questionari rivelano imbarazzo: è un concetto che non riesce più a dare risposte ai cosiddetti studi sul “genere” che non siano di rifiuto; che è discutibile sul piano scientifico; che è insufficiente a salvaguardare la ricchezza della differenza sessuale.
I vescovi sapranno ascoltare la voce del popolo di dio?
Luka Cocci
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