È in uscita nelle sale "In nomine Satan", opera prima di Emanuele Cerman ispirata alla sciagurata vicenda delle Bestie di Satana (una serie di omicidi e suicidi indotti, emersi dieci anni fa e commessi da un gruppo di ragazzi nella provincia di Varese, ndr), in concorso per i festival di Madrid e NYCIFF.
Il film ha conosciuto vicissitudini produttive degne del capolavoro del genere: se gli incidenti sul set dell’Esorcista indussero il regista Friedkin a richiedere (al principale antagonista di Bergoglio all’ultimo conclave, padre O’Malley) un esorcismo per liberare il set dalle influenze del Maligno, Cerman ha dovuto fronteggiare, oltre a infortuni e lutti in famiglia nel cast, una serie di difficoltà di produzione e distribuzione tali da indurlo a ultimare le riprese in dieci giorni e vendere la propria autovettura pur di non restare senza fondi. La pellicola, pur risentendo di tali contrarietà, ha il pregio di affrontare la tematica senza ricorrere allo splatter ma sottolineando la violenza nella manipolazione psicologica e in scene emblematiche, come quelle delle danze sui corpi dei ragazzi uccisi e dei genitori costretti a un pluriennale silenzio sulla scomparsa dei loro figli. Con una suggestione finale: il male non alligna solo tra chi ne celebra l’emblema, e forse la vera storia della disgraziata setta lombarda è ancora da scrivere. Il film è proposto in un momento in cui si enfatizza la diffusione del culto di Satana in Italia: secondo Aldo Bonaiuto, responsabile del servizio anti sette occulte attivo dal 2002 , in Italia sarebbero 8mila le sette sataniche con oltre 600mila adepti, un italiano su cento. Numeri smentiti dal Cesnur, il Centro studi sulle nuove religioni fondato da Massimo Introvigne nel 1988, che descrive uno scenario di poche centinaia di adepti nel 2,5% di italiani seguaci di minoranze religiose, contraddicendo alcuni miti come quello di Torino capitale del satanismo (creato dalla goliardia dell’ateneo piemontese con la complicità dell’allora corrispondente della Stampa Vittorio Messori). E ridimensionando la pericolosità dei gruppi: accanto alle temibili sette del cosiddetto satanismo acido, come la romana Loggia Nera o la milanese 666 Realtà Satanica (marchio di fabbrica il rito della “mano del morto”: si profana una tomba mozzando una mano al cadavere e ci si corica per qualche minuto col coperchio chiuso), la realtà italiana ha personaggi di spicco molto lontani dal cliché dell’assetato di sangue. Tra questi Marco Dimitri, fondatore nella Bologna degli anni ’80 dei Bambini di Satana, gruppo razionalista che offre ai suoi adepti i servizi di matrimonio etero, omosessuale, a tre o incestuoso e cerimonie di annullamento di riti battesimali di qualsiasi culto. Dimitri, dopo essere stato carcerato negli anni ’90 in seguito ad accuse di violenza sessuale – assolto in appello, sarà in seguito risarcito dallo stato – si è candidato alle politiche del 2013 con il partito Democrazia Atea, proponendo come primo impegno l’abolizione dei Patti Lateranensi. Rilevante anche la figura della giovane Jennifer Crepuscolo, volto da attrice Disney, che ha fondato nel 2010 l’Unione Satanisti Italiani, un gruppo pacifista (contrario a criminalità, adorazione del male, sacrifici, messe nere e comportamenti offensivi verso altre religioni), radicatissimo nei social network (su Youtube il video di presentazione del gruppo ha ottenuto oltre 130mila visualizzazioni), che considera Satana “un dio precristiano potente e giusto, poi demonizzato dalle religioni monoteiste”. È con lei che il satanismo italiano si proietta nel nuovo millennio e diventa pop.
Nicola Boccola
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