Dopo 24 ore di silenzio nelle quali hanno parlato solo le associazioni pro life, arriva anche la dichiarazione della Presidenza della Cei, quindi di Bagnasco, sulla sentenza della Corte sulla fecondazione eterologa.
I toni sono più morbidi del passato – effetto papa Francesco? –, non la sostanza. La decisione della Corte, verso cui «si conferma il necessario rispetto, entra nel merito di una delicata esperienza», ovvero il desiderio «profondo ed indiscutibile» di avere un figlio, afferma la Nota. Ci sono però alcuni nodi «che suscitano dubbi e preoccupazioni sotto il profilo antropologico e culturale». Affermare un generico «diritto al figlio o alla genitorialità» rischia di «identificare il piano dei desideri con il piano dei diritti, sottacendo che il figlio è una persona da accogliere e non l’oggetto di una pretesa». Inoltre «si trascura il diritto del figlio a conoscere la propria origine biologica» – questo però, la Cei lo dimentica o lo ignora, vale anche per i neonati adottati la cui madre naturale ha chiesto l’anonimato – e «si snatura il concetto e l’esperienza di paternità e maternità». Infine «si determina un pericoloso vuoto normativo» in cui è «legittimata ogni tecnica di riproduzione» e «il dominio della tecnoscienza».
Luka Cocci
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Nadia (venerdì, 05 settembre 2014 12:27)
"questo però, la Cei lo dimentica o lo ignora, vale anche per i neonati adottati la cui madre naturale ha chiesto l’anonimato"
Ma la corte di giustizia europea ha stabilito come lesivo dei diritti del figlio il parto anonimo,l'Italia dovrà adeguarsi in pochi anni.Questo è avvenuto per via di una causa portata avanti da figli adottivi nati col parto anonimo,che chiedevano il diritto a esser comunque messi al corrente dell'identità dei genitori bio,nei limiti del possibile.
E nei primi 2000 la stessa corte ha sancito il diritto dei figli dell'eterologa a conoscere i genitori biologici,cosa che ha già portato,in UK,a una modifica della legge (fino al 2004 si poteva donare anonimamente),richiesta proprio dai "primi" e ormai cresciuti bambini nati in provetta da ovociti esterni.
Personalmente su questo argomento concordo pienamente con la CEI (e ho sostenuto per anni la quasi omonima UAAR,non sono mica baciapile!!!).
Il diritto dei figli di procedere penalmente verso i genitori biologici/genetici deve essere fatto salvo TRANNE casomai in alcuni ristretti casi (ad es. stupro,ma varrebbe solo per la madre NON il padre,o altri da valutarsi singolarmente).
Altrimenti si finisce al "figlio-oggetto" ,ma io credo che qualunque volontà genitoriale o accordo fra genitori genetici/biologici/adottivi eccecc non debba limitare in alcun modo i diritti del figlio:i genitori si mettano d'accordo come credono,ma poi,come figlio,decido IO perchè la scelta è MIA,e se chi mi ha cresciuto non mi va bene e ho genitori biologici là fuori,voglio uguali diritti degli altri figli "comuni" (quelli che,ad esempio,possono citare il padre per essere riconosciuti)