Che in Vaticano, e in parte anche alla Conferenza episcopale italiana, qualcosa sia cambiato, perlomeno nel vocabolario, è apparso evidente durante la manifestazione per la scuola (“La Chiesa per la scuola”) promossa dalla Cei in piazza s. Pietro: nel discorso di papa Francesco non c’è stata nessuna richiesta di finanziamenti pubblici per la scuola cattolica, come invece capitava di sentire spesso negli interventi di papa Ratzinger.
Quasi per paradosso a parlare della scuola paritaria, oltre al card. Bagnasco, è stato il ministro dell’Istruzione Giannini, che è intervenuta sul sagrato di s. Pietro, dicendo di trovarsi «in una classe speciale per una lezione speciale», puntualizzando che il sistema scolastico italiano – come del resto sancito dalla legge di Luigi Berlinguer – è costituito da «22.500 scuole statali e paritarie che aprono le porte ad 8 milioni di studenti ed insegnanti» e ribadendo la necessità di «garantire la libertà di scelta per le famiglie». E della volontà da parte del governo di investire sulla scuola statale e su quella paritaria il ministro parla anche alla Radio Vaticana: «La libertà di scelta educativa è un principio europeo fondamentale da attuare concretamente nel nostro Paese» dove «è rimasto sempre disatteso. La scuola italiana è un sistema pubblico fatto di due gambe: statale e non statale. C’è una responsabilità politica del governo di dare il giusto spazio, come prevede la legge e la Costituzione (ma Giannini dimentica che è scritto anche “senza oneri per lo Stato”, n.d.r.), ad una libertà di scelta educativa, affinché i nostri studenti trovino una qualità migliore e quella più vicina alla sensibilità delle famiglie degli studenti».
Il ministero fra l’altro ha decisamente sponsorizzato l’iniziativa, inviando il 5 maggio 2014 una circolare a tutti gli uffici scolastici regionali: «Sabato 10 maggio papa Francesco incontrerà il mondo della scuola», si legge nella nota del Miur. «È un evento che non ha precedenti nella storia della Chiesa e della scuola italiane. La partecipazione è aperta a tutti e non è previsto nessun biglietto per l’accesso in piazza. Tutte le informazioni sul sito www.lachiesaperlascuola.it» (ovvero il sito predisposto dalla Cei per l’evento).
In piazza c’erano 100mila persone, soprattutto insegnanti e studenti, per lo più delle scuole cattoliche. Anche perché, come raccontano alcuni docenti di diversi istituti cattolici – dai licei della “Roma bene” ai Centri di formazione professionale di periferia –, sono stati «caldamente invitati», qualcuno di fatto costretto, a partecipare all’iniziativa da presidi e direttori.
La manifestazione era stata lanciata dal card. Bagnasco durante il Consiglio permanente della Cei di fine gennaio con toni piuttosto rivendicativi. Immediatamente “corretti” da mons. Galantino, neo segretario della Cei, da poco nominato da papa Francesco: «Non vogliamo che l’evento si risolva in una manifestazione per la scuola cattolica». Questa diversità di linea è emersa anche ieri. Galantino, intervistato dai Rai1 (che ha trasmesso l’evento in diretta), ha ribadito che l’iniziativa non era per «chiedere soldi». Invece Bagnasco nel suo intervento ha puntualizzato, modificando a braccio il testo scritto diffuso: «La libertà dei genitori di educare i propri figli rappresenta un diritto sancito dal nostro Paese ma anche un dovere da garantire e da promuovere da parte dello Stato».
Nemmeno un accenno alla scuola cattolica da parte di Bergoglio, che ha parlato – citando anche don Milani – della scuola come luogo di «apertura alla realtà», di confronto e di «incontro» con persone diverse «per età, cultura e origine». Significa che la chiesa intende rinunciare alla battaglia per la difesa e per i finanziamenti alla scuola cattolica? Sicuramente no. Ma è la conferma che, come del resto sugli altri «principi non negoziabili», i toni rivendicativi e da crociata del passato sono stati messi da parte.
Luka Cocci
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