Il Vaticano ha aperto un’indagine giudiziaria sui vertici dello Ior del dopo Marcinkus: Angelo Caloia (presidente per un ventennio, dal 1989 al 2009, quando fu sostituito da Ettore Gotti Tedeschi) e l’ex direttore generale dell’Istituto, Lelio Scaletti. L’ipotesi di reato formulata da Gian Piero Milano, il promotore di giustizia vaticano – una sorta di pubblico ministero della magistratura di Oltretevere – è di peculato.
I due ex dirigenti della banca, in concorso con l’avvocato Gabriele Liuzzo, fra il 2001 e il 2008 avrebbero “svenduto” 29 immobili tra Roma e Milano di proprietà dello Ior (valore stimato: 160 milioni di euro) a società offshore domiciliate in vari “paradisi fiscali” – come le Bahamas – controllate in parte dagli stessi indagati che così avrebbero realizzato guadagni per 50-60 milioni di euro, a danno della stessa banca vaticana, rivendendo o affittando gli edifici e gli appartamenti. I magistrati hanno sequestrato loro alcuni conti – aperti proprio allo Ior – per un ammontare di quasi 17 milioni di euro, che sarebbero solo una parte di quanto intascato. Per tentare di rintracciare il resto, infatti, non si escludono rogatorie internazionali, anche verso l’Italia.
Il complesso giro di compravendite è emerso dalle indagini della società di revisione contabile Promontory financial group – la società statunitense che da un anno e mezzo sta passando al setaccio i conti dello Ior e da un anno anche le attività dell’Apsa, dopo lo scandalo che ha coinvolto mons. Nunzio Scarano – e dall’ispezione interna dell’Autorità per l’informazione finanziaria vaticana (Aif) condotta all’inizio di quest’anno. Non è la «Chiesa povera e per i poveri» sognata da papa Bergoglio – l’inchiesta della magistratura è scaturita da una denuncia degli attuali vertici dello Ior per i mancati introiti da parte dell’istituto stesso –, ma sicuramente i meccanismi di controllo interni e la ripulitura dei conti stanno cominciando a produrre qualche risultato.
Sia lo Ior che la Santa sede, benché non abbiano voluto comunicare i nomi degli indagati, hanno validato la notizia lanciata dall’agenzia Reuters e ripresa poi da tutti i media. «L’Istituto per le opere di religione si legge in un comunicato dello Ior dello scorso 6 dicembre – conferma di aver denunciato due ex manager e un avvocato alcuni mesi fa, atto che sottolinea il suo impegno a favore della trasparenza e della tolleranza zero, anche in relazione a sospetti su fatti del passato. Le denunce presentate alle autorità vaticane concernono fatti avvenuti tra il 2001 e il 2008 ed emersi nel quadro del processo di verifica interna avviato dell’istituto all'inizio del 2013. I conti tenuti presso lo Ior dagli indagati sono stati sequestrati su ordine del promotore della giustizia. Essendo le indagini giudiziarie in corso, lo Ior si asterrà dal rilasciare ulteriori dichiarazioni pubbliche». «Siamo molto lieti che le autorità vaticane stiano agendo con risolutezza», ha aggiunto il presidente dello Ior, Jean-Baptiste de Franssu. E anche il direttore della sala stampa vaticana, p. Federico Lombardi, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti, ha ribadito che «il promotore di giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha aperto un’indagine nei confronti di due ex-dirigenti dello Ior per un’ipotesi di peculato per operazioni immobiliari avvenute nel periodo 2001-2008» e che l’indagine «è estesa anche a un avvocato per concorso nei fatti. Il problema – ha puntualizzato Lombardi – è stato presentato alla Magistratura dello Stato della Città del Vaticano dalle stesse autorità dello Ior a seguito delle operazioni di verifica interne avviate lo scorso anno. I conti degli interessati presso lo Ior sono stati sequestrati a scopo cautelativo qualche settimana addietro».
Quello di Caloia è il nome “grosso” dell’inchiesta. Già segretario regionale della Lombardia della Democrazia cristiana, docente di Economia politica all’Università Cattolica di Milano – dove insegna tutt’ora (mentre si è dimesso dalla presidenza della Veneranda fabbrica del duomo di Milano e del Consiglio di amministrazione dell'Almo collegio borromeo – nel 1989 venne chiamato da papa Wojtyla alla presidenza dello Ior per “salvare” la banca travolta dagli scandali finanziari che ebbero come protagonisti Calvi, Sindona e mons. Marcinkus. Se le accuse di peculato dovessero risultare fondate, la sua immagine di risanatore dello Ior sarebbe irrimediabilmente compromessa.
Luka Cocci
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