La Corte Suprema del Canada ha dichiarato incostituzionale la legge che vieta la possibilità di ricorrere al suicidio medicalmente assistito, che pure nel 1993 era stata confermata da una sentenza della stessa Corte. La decisione è stata presa all’unanimità dai nove giudici del collegio. La Corte ha dato un anno di tempo al governo per modificare la legge, che per il momento resta valida. La Corte si è espressa su un ricorso presentato nel 2009 dalla British Columbia Civil Liberties Association –un’associazione per i diritti civili – per conto di due donne, Kay Carter e Gloria Taylor, che avevano contratto due diverse malattie neurodegenerative (e che nel frattempo sono morte). Nella sentenza, i giudici hanno scritto di non essere d’accordo sul fatto che «la formulazione del “diritto alla vita” implichi che esista un divieto assoluto di ricevere assistenza durante la propria morte, o che un individuo non possa decidere di poter “dire addio” alla propria vita». La sentenza limita i suoi effetti agli adulti consenzienti che soffrono di un dolore «prolungato e intollerabile» (e non necessariamente di patologie terminali). La settima sezione della Carta dei diritti e delle libertà – la parte della Costituzione canadese citata a proprio favore nella sentenza dai giudici della Corte – è però sottoposta a una clausola per la quale il governo canadese può decidere di non rispettare le decisioni della Corte che la riguardano. Il ministro della Giustizia Peter MacKay, che fa parte del governo di centrodestra, ha detto che il governo avrà probabilmente bisogno dell’intero anno messo a disposizione dalla Corte per capire cosa fare. Il suicidio medicalmente assistito è oggi legale in alcuni stati americani e paesi europei, fra cui Lussemburgo, Svizzera, Belgio e Paesi Bassi.
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