Secondo l’ex dipendente di Hsbc che trafugò la lista dei 100 clienti della banca, la Svizzera era disposta a collaborare, ma arrivò lo stop.
«Le investigazioni italiane sullo Ior furono fermate dal Vaticano: la Svizzera era disposta a collaborare, il Vaticano mise il suo veto. Io spero che questo messaggio sia un elemento di
informazione perché oggi una persona importante, come è papa Francesco, può dare un esempio al mondo»: lo ha rivelato Harvé Falciani, l’ex dipendente della Hsbc che anni fa trafugò la lista di
100 mila clienti aprendo il caso Swissleaks. Falciani, che ha presentato a Roma il libro «La cassaforte degli evasori» scritto insieme al giornalista Mincuzzi, giovedì 19 febbraio sarà ospite di
Servizio Pubblico.
Il processo in Svizzera
«Se avrò l’autorizzazioni per andarci senza essere immediatamente messo in carcere, andrò al processo che mi faranno in Svizzera. per spiegare, dimostrare che sono stai fatti degli errori e dare un contributo» ha aggiunto Falciani, «in Italia quello che si è fatto, è stato grazie agli agenti dei servizi, ma chi li ha fermati sono i loro superiori: tutti sapevano ai più alti livelli e quindi hanno avuto il tempo di reagire. A Roma arrivò lo stop: i dati non si potevano analizzare. Era il 2011, il premier era Silvio Berlusconi».
«Parlerei con Renzi»
«Cosa farei se mi contattasse Renzi? Oggi la mia priorità assoluta è fornire un aiuto per rompere il segreto che circonda certi meccanismi. Quindi il contatto con qualsiasi politico che voglia fare qualcosa in questa direzione è ben accetto» ha aggiunto. «Io - ha detto ancora l’ex informatico della Hsbc - da questa vicenda non ho mai guadagnato nulla, semmai ho più debiti con gli avvocati».
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