Diminuiscono gli studenti e le studentesse che scelgono di frequentare a scuola l’ora di religione cattolica, ma aumentano i docenti di religione. Il dato, in evidente contraddizione, emerge dall'annuale rapporto pubblicato la scorsa settimana dal Servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per l'insegnamento della religione cattolica. Nell’anno scolastico 2013/2014, rispetto al 2012/2013, i docenti di religione sono aumentati di 839 su un totale di oltre 23mila (+ 3,7%). E nello stesso periodo gli studenti che hanno scelto di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica (Irc) sono passati dall’88,9% dell’anno scolastico 2012/2013 all’88,5% del 2013/2014, con un calo dello 0,4%.
Come si spiega questa apparente contraddizione? Innanzitutto con il lieve aumento del numero delle classi, cresciuto di qualche decina di unità rispetto all'anno precedente (e questo non
contrasta con la diminuzione del numero degli studenti che si avvalgono dell'Irc perché, per paradosso, sarebbe sufficiente anche 1 solo studente in una classe di 30 alunni a scegliere di
frequentare l’ora di religione per nominare un insegnante “ad personam”), che però non giustifica per intero il numero di 839 docenti in più. E poi, spiega il Sindacato nazionale autonomo degli
insegnanti di religione (Snadir), con il fatto che non si tratta di docenti di ruolo su orario intero (cattedra settimanale di 18 ore), ma di supplenti annuali impiegati su
orario parziale: 2 docenti part-time con 9 ore di lezione a settimana che, insieme, fanno una cattedra completa. «Pertanto, è vero soltanto che su un posto orario cattedra insegnano più docenti;
ecco dunque il motivo dell’aumento di qualche unità. Non sono certamente aumentati posti di scuola secondaria», spiega Orazio Ruscica, segretario nazionale dello Snadir. In ogni caso nell'anno
scolastico in corso l’organico dei docenti di religione ammonta a 23.991 unità, poco più della metà di ruolo, ovvero assunti a tempo indeterminato (12.823), i
rimanenti incaricati annuali (11.168).
Al di là della “guerra dei numeri”, resta comunque il dato incontrovertibile che la frequenza all'ora di religione cattolica negli anni ha conosciuto un calo progressivo e costante, come dimostrano le analisi contenute nel Rapporto sull'analfabetismo religioso curato da Alberto Melloni (Il Mulino, 2014). In 20 anni – fra il 1993 e il 2012 – l’adesione all’Irc, che comunque resta maggioritaria, è diminuita mediamente del 5%. Il maggior numero dei “non avvalentesi” è alle scuole superiori, dove il 57% degli studenti non frequenta l’ora di religione; mentre si partecipa alle lezioni di religione cattolica soprattutto alla scuola primaria, dove il 73,1% dei bambini e delle bambine resta in classe. Chi non frequenta l’ora di religione cattolica per lo più esce dalla scuola (il 77%). Il 31,9% resta a scuola a studiare per conto proprio, il 28% studia con l’assistenza di un docente e appena il 13,1% frequenta delle attività didattiche alternative (ma qui si aprirebbe il fronte della mancata organizzazione di attività alternative da parte di molte scuole, nonostante la legge lo preveda espressamente qualora gli studenti e le famiglie ne facciano richiesta).
Un’emorragia che la Conferenza episcopale italiana guarda con preoccupazione. Infatti la presidenza della Cei, lo scorso 9 gennaio, alla vigilia dell’apertura delle iscrizioni per l’anno scolastico 2015/2016 (dal 15 gennaio ai 15 febbraio), ha reso noto un messaggio agli studenti e ai genitori per incoraggiarli ad «avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica». «Vogliamo invitarvi a riflettere sull'importanza di questa decisione che consente di mantenere o di escludere una parte significativa del curricolo di studio», scrivono i vescovi. «Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che questa scelta non è una dichiarazione di appartenenza religiosa, né pretende di condizionare la coscienza di qualcuno, ma esprime solo la richiesta alla scuola di voler essere istruiti anche sui contenuti della religione cattolica che costituisce una chiave di lettura fondamentale della realtà in cui noi tutti oggi viviamo. Il mondo si sta trasformando sempre più velocemente, i conflitti e le contrapposizioni diventano sempre più drammatici e anche la società italiana è diventata sempre più plurale e multiforme, ma la storia da cui veniamo è un dato immodificabile e le tracce che in essa ha lasciato e continua ad offrire la chiesa costituiscono un contributo evidente ed efficace per la crescita della società di tutti». Pertanto, nella consapevolezza «dell’importanza e del valore educativo di questa disciplina scolastica», «vi invitiamo a compiere la scelta di avvalervi dell’Irc».
Luka Cocci
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