Accogliere i migranti in fuga da povertà e guerre o i pellegrini diretti a Roma per il Giubileo della misericordia proclamato da papa Francesco che prenderà il via il prossimo 8 dicembre? I religiosi romani sembrano non avere dubbi: i pellegrini, che sono decisamente più redditizi.
A rivelarlo è una fonte autorevole: il prefetto di Roma Franco Gabrielli, che sta cercando nuovi spazi per accogliere nella capitale qualche migliaio di donne, uomini e bambini sbarcati dall’Africa in Sicilia nelle ultime settimane e che, oltre ai municipi romani e ai Comuni dell’hinterland, si è rivolto anche agli istituti religiosi, i quali gli avrebbero risposto un secco no. Lo ha spiegato lo stesso Gabrielli, durante un incontro, lo scorso 4 maggio, con il presidente del III municipio di Roma, Paolo Emilio Marchionne, forze dell'ordine e cittadini sul tema immigrazione: «Vi assicuro – ha detto Gabrielli – che quando i miei colleghi mi hanno riferito l’esito di alcuni incontri, tra cui anche quelli con i rappresentanti di alcuni istituti religiosi che hanno fatto marcia indietro sull'accoglienza dei migranti perché vedono nel Giubileo maggiori possibilità di business, mi è crollato il mondo addosso». Tanto che il prefetto ha perso le staffe: «Ho detto ai miei colleghi di dire a questi signori che loro di business nel Giubileo ne faranno poco perché gli requisisco l'immobile. O facciamo uno sforzo di comprensione del mondo che abbiamo intorno o facciamo poca strada».
Difficile che Gabrielli passi dalle parole ai fatti, anche perché in qualche caso potrebbero essere sollevati problemi di natura concordataria. Ma la denuncia del prefetto resta oltremodo grave. Tanto più che molti si erano spellati le mani ad applaudire papa Francesco quando, nel settembre 2013, in visita al Centro Astalli (Centro di accoglienza ed assistenza per rifugiati e richiedenti asilo, gestito dai gesuiti), aveva detto: «Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare i soldi. I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati. Il Signore chiama a vivere con generosità e coraggio l’accoglienza nei conventi vuoti».
I “grandi eventi” del Giubileo
Il rifiuto dei religiosi ad accogliere i migranti nelle proprie strutture perché farebbe perdere loro il business dei pellegrini in visita a Roma per il Giubileo è anche la conferma che l’Anno Santo, nonostante le rassicurazioni che sarebbe stato di basso profilo e privo di adunanze oceaniche («È bene ribadire da subito, a scanso di equivoci, che il Giubileo della Misericordia non è e non vuole essere il Grande Giubileo dell’Anno 2000», ha riconfermato mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione durante la conferenza stampa di presentazione del Giubileo, lo scorso 5 maggio), si configura anche come un evento di massa, che porterà a Roma milioni di fedeli.
Del resto nel calendario ufficiale sono previsti oltre 20 grandi eventi romani, dal Giubileo dei ragazzi e delle ragazze (24 aprile 2016) al Giubileo degli ammalati (12 giugno 2016), dal Giubileo dei catechisti (25 settembre 2016) al Giubileo mariano (8-9 ottobre 2016). È vero che durante l’Anno santo del 2000 gli appuntamenti furono oltre il triplo, ma più di 20 eventi in un anno – quindi due al mese – sembrano comunque troppo per un Giubileo low profile, che attirerà inevitabilmente milioni di fedeli a Roma. E non ci sarà posto per i migranti. A meno che Gabrielli, come ha minacciato, non requisisca i conventi. Oppure i religiosi si accorgano che il Giubileo è dedicato alla misericordia.
Luka Cocci
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