L'antropomorfismo è l'attribuzione di caratteristiche e qualità umane ad esseri animati o inanimati o a fenomeni naturali o soprannaturali, in particolare divinità.
Il termine deriva da due termini greci, άνθρωπος (anthrōpos), "umano", e μορφή (morphē), "forma".
Nella religione e nella mitologia l'antropomorfismo si riferisce all'attribuzione ad esseri divini di sembianze umane e/o di peculiarità legate alla sfera dei sentimenti.
L'antropomorfismo fisico è riscontrabile soprattutto nelle religioni primitive e politeiste e caratterizza in particolar modo la mitologia egizia.
Esempi di antropomorfismo spirituale (o antropopatismo) ricorrono sovente nella mitologia greco-romana, nelle quali le divinità mostrano atteggiamenti e provano sentimenti legati alla sfera umana.
Non sono mancate nel corso della storia sette antropomorfite, come un gruppo nell'Egitto del IV secolo ed un gruppo nella Chiesa cattolica romana del X secolo, considerate eretiche per la loro interpretazione letterale del passo biblico della Genesi 1,27.
Anche se la tendenza ad una rappresentazione simbolica del divino ha permeato l'esperienza religiosa umana, la polemica anti-antropomorfica, già presente nei filosofi greci, primo fra tutti Senofane, fu approfondita all'interno dell'Islamismo e dell'Ebraismo.
Anche nel Cristianesimo vi fu un atteggiamento ostile verso le rappresentazioni fisiche del divino, sfociato nell'iconoclastia, e dal lato spirituale-psicologico un ripudio della pretesa della conoscibilità di Dio, come nella teologia negativa dello Pseudo-Dionigi.
Tuttavia proprio nella religione cristiana si attuò il superamento dell'aporia insita nel rapporto tra umano e divino nell'epifania del Dio che si fa uomo per la salvezza del genere umano.
La polemica positivista moderna è rappresentata nel pensiero di Ludwig Feuerbach, che vede nell'antropomorfismo la prova dell'origine umana della religione, in quanto basata esclusivamente sull'interesse da parte dell'uomo di crearsi una divinità a proprio uso e consumo.
L'antropomorfismo non attiene soltanto alla sfera religiosa ma è riscontrabile nella cultura popolare a vari livelli.
Nella retorica ad esempio si possono trovare vari esempi di personificazione nella creazione di personaggi immaginari che impersonificano astrazioni, come i Quattro cavalieri dell'apocalisse.
L'utilizzo di animali antropomorfizzati ha una lunga tradizione nell'arte e nella letteratura, soprattutto nelle favole, come in Esopo, e nella narrativa per ragazzi, come nei libri di C. S. Lewis, Beatrix Potter e Lewis Carroll, nei quali le caratterizzazioni degli animali sono tipicamente umane.
Molti dei più famosi personaggi televisivi per bambini sono animali con comportamenti umani: Mickey Mouse, Kermit, Bugs Bunny e Daffy Duck, per fare solo alcuni esempi.
Anche nella fantascienza si riscontrano vari esempi di personaggi non umani antropomorfizzati, come gli androidi.