La Divina Provvidenza (πρόνοια), o semplicemente
Provvidenza,è il termine teologico che indica la sovranità, la sovrintendenza o l'insieme delle azioni attive di Dio in soccorso degli uomini.
Questo termine non si trova mai nel Nuovo Testamento con il significato corrente nel pensiero cristiano (cioè della cura che Dio ha per i Suoi).
L'unica volta che il termine πρόνοια (pronoia) si riscontra nel Nuovo Testamento è negli Atti 24:2,3: "Egli fu chiamato e Tertullo cominciò ad accusarlo, dicendo: «Siccome per merito tuo, eccellentissimo Felice, godiamo molta pace, e per la tua previdenza sono state fatte delle riforme in favore di questa nazione, noi in tutto e per tutto lo riconosciamo con viva gratitudine..." si riferisce al governatore romano Felice. Anche nell'Antico Testamento non si trova se non nei libri apocrifi, cfr. Sapienza 14:3; 17:2: "...ma la tua provvidenza, o Padre, la guida perché tu hai predisposto una strada anche nel mare, un sentiero sicuro anche fra le onde (...) Gli iniqui credendo di dominare il popolo santo, incatenati nelle tenebre e prigionieri di una lunga notte, chiusi nelle case, giacevano esclusi dalla provvidenza eterna".
Senza fare uso dello specifico termine teologico, l'Antico Testamento conosce però la fiducia nella guida che Dio accorda al Suo popolo.
Anzi, anche gli altri popoli possono essere usati per il compimento dei Suoi propositi (cfr. Amos 9:7; Isaia 10:5-16; Geremia 25:9; Isaia 45:1 ecc.).
Una forma particolare assume questa concezione nella letteratura apocalittica del Giudaismo (cfr. Daniele 2:; 7-8).
I Salmisti lodano il Signore che dà al Suo popolo (o ai fedeli del Suo popolo) il cibo, la protezione, e tutti i beni materiali e spirituali.
In nessun caso questi pensieri costituiscono una riflessione teorica: sono invece in rapporto alla riconoscenza e alla lode del Signore, alla fiducia in Dio che rimane fedele al Suo patto ed alla Sua Parola, all'esortazione a rimanere fedeli al patto anche da parte di Israele.
Nel Nuovo Testamento il pensiero della provvidenza costituisce un corollario dell'insegnamento sull'elezione e sull'esortazione alla fiducia nel Padre celeste.
Già Platone nel decimo libro delle leggi afferma l'esistenza della provvidenza divina.
Ciò è confermato da Sant'Agostino d'Ippona nel libro ottavo de La città di Dio in cui afferma che, i seguaci di Platone, pur ammettendo l'esistenza e la provvidenza della divinità, ritengono che non è sufficiente l'adorazione di un unico Dio.
Una tipica definizione è quella di Giovanni Damasceno, in Esposizione della fede ortodossa, 2,29: "La provvidenza consiste nella cura esercitata da Dio nei confronti di ciò che esiste.
Essa rappresenta, inoltre, quella volontà divina grazie alla quale ogni cosa è retta da un giusto ordinamento".
La dottrina cristiana afferma che la Provvidenza opera anche, se non soprattutto, attraverso fatti apparentemente casuali, ma in realtà ordinati secondo i piani misteriosi di Dio, il cui scopo ultimo è il bene.
Questa non casualità, tuttavia, non è in alcun modo dimostrabile, ma può essere riconosciuta solo tramite un atto di fede.
La fede nella Provvidenza perciò non ha nulla a che vedere con pretese teorie scientifiche come quella del disegno intelligente.
La divina provvidenza fu anche "attaccata" dalla teoria della Predestinazione di Calvino: tal principio affermava che con il merito del lavoro si capiva che si era tra gli Eletti.
San Giuseppe Benedetto Cottolengo era particolarmente devoto alla Divina Provvidenza: egli le intitolò l'istituto di carità da lui fondato, nella convinzione che essa non avrebbe fatto mancare il necessario per sostenerne l'opera.
Il Cottolengo affermò che per lui l'esistenza della Divina Provvidenza era più certa di quella della città di Torino.
Una delle figure contemporanee del cristianesimo che fa del concetto di Provvidenza il motore di tutta la sua azione è Madre Teresa di Calcutta (1910-1997).
Il voto di povertà assoluta (nessuna suora della sua congregazione percepisce alcun compenso per il lavoro che svolge) sul quale poggia la sua opera di assistenza in tutto il mondo si basa sulla cieca fiducia nella Provvidenza.
Tutt'oggi tutte le sue missioni (più di 700 sedi sparse in oltre 100 nazioni, nelle quali lavorano circa 4500 suore) vivono soltanto grazie alle offerte e alle elemosine ricevute giorno per giorno.
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica: per i cristiani Provvidenza divina "sono le disposizioni per mezzo delle quali Dio conduce con sapienza e amore tutte le creature al loro fine ultimo" (nn. 302 e 321).
Le conduce rispettando la loro libertà: cioè l'onnipotenza e onniscienza di Dio si ferma davanti alle scelte della creatura libera.
Come si concilino questi due elementi della Provvidenza (disposizione divina e libertà umana) resta un mistero indagabile ma non penetrabile.
Il termine non ha solo uso in campo strettamente religioso o teologico, ma è usato anche in campo letterario.
Infatti secondo alcuni autori (citeremo fra tutti Manzoni
dei Promessi Sposi) la Divina Provvidenza agisce come un vero e proprio personaggio influenzando gli eventi.
Dal punto di vista della soluzione narrativa è possibile paragonarla al Deus ex machina del teatro greco, ma generalmente l'impatto che ha sullo sviluppo della narrazione è meno esplicito ed immediato.
Tuttavia, secondo il Tellini e il Leoncini, la Provvidenza all'interno dei Promessi Sposi è un concetto non metafisico ma umano, in quanto ogni singolo personaggio ne interpreta una nozione soggettiva.
Il Leoncini si spinge oltre, sostenendo che Dio nell'opera è del tutto assente, ma- teoria suffragata anche dal Pullega- è presente solo nelle coscienze.
Come spesso avvenne durante la Controriforma il concetto di D.P. crebbe d'importanza al punto da essere raffigurato come protagonista di scene grandiose quali il "trionfo della Divina Provvidenza" nei soffitti del Salone di Palazzo Barberini da Pietro da Cortona nel 1633-39.